Conte e l'Inter trovino un punto d'incontro, il matrimonio conviene a tutti
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Conte e l’Inter trovino un punto d’incontro, il matrimonio conviene a tutti

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Antonio Conte, con l’Inter, ha la più grande occasione della carriera di aprire un vero e proprio ciclo in Italia e di migliorarsi in Europa

Per Antonio Conte sono 73 partite in Serie A con l’Inter, 50 vittorie, 16 pareggi e solamente 6 sconfitte. Guardando al totale saliamo a 99 partite, 62 vittorie, 23 pareggi e 14 sconfitte, con una percentuale di vittorie del 62,63%. Numeri, freddi e semplici numeri che però danno molto senso a quanto lavoro il mister abbia fatto da quando siede sulla partita dell’Inter.

Se i numeri non sono sufficienti, si può andare ad analizzare i risultati raggiunti. Nel primo anno, l’Inter di Conte è arrivata seconda a -1 dalla Juventus campione d’Italia, è arrivata in semifinale di Coppa Italia uscendo con il Napoli campione e, dulcis (neanche tanto) in fundo, è giunta fino alla finale di Europa League persa contro il Siviglia per un autogol di Lukaku. Nel suo secondo anno, invece, i risultati i Coppa Italia sono rimasti uguali ma, in campionato, Antonio Conte ha trionfato dopo 11 anni, vincendo lo scudetto con ben 4 giornate d’anticipo, inanellando un ruolino di marcia impressionante nel ritorno. A oggi, i risultati nella seconda parte di campionato dicono: 16 partite, 14 vittorie e 2 pareggi. Numeri impressionanti che spaventano chi li legge e chi insegue, perché nessuno è riuscito a tenere il ritmo dell’Inter, un ritmo che difficilmente in un campionato si vede.

Il neo di questi due anni? L’eliminazione in Champions. Se quella dell’anno scorso non è stata così drammatica, quella della stagione in corso è stata una vera pugnalata al cuore degli interisti. Il girone era assolutamente abbordabile e l’Inter sarebbe dovuta passare almeno come seconda forza del girone, e invece, il campo ha detto che i nerazzurri sono stati i peggiori, non qualificandosi nemmeno in Europa League.

Tutto questo grosso preambolo per cosa? Per dire che la mano di Conte si è vista, si vede, ma non è giunta al termine.
L’Inter ha vinto, ha convinto e, contrariamente a quanto si legge in giro, i nerazzurri giocano anche bene. Non è spettacolare, non stiamo parlando del Barcellona di Guardiola, ma giocare bene non può essere solo fraseggi corti e ritmo alto. Giocare bene a calcio è molto altro e, in particolare, è vincere.

Il lavoro dell’ex allenatore del Chelsea è evidente, e buttarlo via ora, che si è riusciti a vincere in Italia, sarebbe una sciagura non solo per l’Inter, ma sarebbe sicuramente dannoso anche per lo stesso Conte. Il trionfo in Serie A non è casuale, non parliamo di un exploit di una squadra rivelazione, è un progetto che parte con Spalletti e che Antonio ha rimodellato e perfezionato, è una vittoria che preannuncia un seguito. Lui stesso, poi, dopo la vittoria contro il Verona, disse: «Partire sempre da zero e fare un lavoro a 2-3 anni e poi dover ripartire di nuovo da zero è faticoso per un allenatore come me». Ricominciare, puntualmente, un lavoro da 0 può essere si gratificante, può essere una sfida, ma a volte continuare dove si sta bene e dove le cose funzionano è decisamente più stimolante e, onestamente, per Antonio Conte difficile ci sia qualcosa di più stimolante che aprire un vero e proprio ciclo con l’Inter e dimostrare, anche al suo vecchio amore, che lui è il migliore. Sì perché i nerazzurri hanno finalmente detronizzato la Juventus che veniva da 9 anni di scudetti, e hanno finalmente trovato una vera e propria quadratura di squadra, un’identità di gioco ben precisa, insomma, sono diventati al 100% una squadra di Conte.

Ma perché Conte può aprire un ciclo? Lo può fare perché, innanzitutto, parte da una rosa già ottima, che necessità di qualche appunto tra i titolari (un esterno sinistro e un portiere) e di un paio di aggiustamenti in panchina (una quarta punta affidabile, uno o due difensori centrali). Se parliamo di rosa, però, c’è da fare un accenno anche sull’età. L’Inter dà l’idea di essere “vecchia”, con parecchi giocatori sul viale del tramonto, ma questo in realtà è un mito da sfatare. Sì, l’Inter ha diversi giocatori che sono in là con l’età, perché Vidal, Sanchez, Handanovic, Kolarov, Young, Ranocchia, sono tutti ultra 30enni che ormai non sono in grado di reggere una stagione intera, ma tra questi quanti sono i titolari? Il portiere, Samir.

Il blocco forte dell’Inter di quest’anno è composto da Bastoni (22), Skriniar (26), Barella (24), Hakimi (22), Lautaro (23) e Lukaku (27). La media età è bassa negli 11, e anzi, analizzando bene i singoli, si può capire come l’Inter sia un ottimo bilanciamento tra giovani che ancora hanno un grosso potenziale di crescita (Bastoni su tutti), e giovani che invece sono nel pieno della loro forza (Lukaku). La squadra è già cresciuta enormemente in un anno in quanto a mentalità e una vittoria come quella del campionato non può fare altro che consolidarla. Un motivo più che valido per restare è quindi questo, avere già a disposizione un pacchetto solido e giovane, che, grazie proprio al lavoro di un allenatore come Conte, può ulteriormente migliorare.

L’altro aspetto è che l’Inter di Conte è ormai una creatura chiara e ben definita. Da quel Sassuolo-Inter del girone di andata, i nerazzurri sono tornati al 3-5-2 classico, ma da quella partita in poi, hanno dimostrato di essere una squadra duttile, che si adatta all’occasione, che sceglie quando e come attaccare, quando e come aggredire, se aspettare basso, pressare alto, chiudersi per ripartire, tenere la palla per aprire spazi. Conte ha capito che la sua Inter può comandare ogni singola partita in base alle necessità e ha capito che questa abilità li rende quasi imbattibili in Italia.

A Conte manca l’Europa, dove quest’anno ha sbagliato, iniziando con un 3-4-1-2 che gli 11 di cui disponeva non potevano reggere, soprattutto una difesa troppo alta per le caratteristiche di chi in quel momento giocava. E’ questo l’altro ottimo motivo per cui Conte può e deve aprire un ciclo all’Inter. La possibilità di fare lo step finale che gli manca per diventare un allenatore completo è quello di rendere in Europa quanto in Italia, e farlo con l’Inter sarebbe la scelta più giusta, per smentire chi aveva giustamente criticato dopo lo 0-0 con lo Shakhtar e per dimostrare, anche a se stesso, che con continuità di progetto anche lui può arrivare tra le migliori d’Europa.

Conte ha dimostrato di essere il miglior allenatore in Italia, il dominatore del campionato, ora deve dimostrare di essere il più forte anche fuori dai confini nazionali, e per farlo ha bisogno dell’Inter, di una squadra già a sua immagine e somiglianza. La creatura è pronta, come detto manca giusto qualche ritocco, ma finalmente Antonio potrebbe disputare una Champions League con tutti i pezzi del puzzle già al loro posto.

Chiaro, la situazione economico-finanziaria dell’Inter non è delle migliori, anzi, tutto farebbe pensare all’addio come soluzione più facile, ma calcisticamente parlando, restare a Milano per Conte non può che essere la scelta migliore, perché lui stesso ha migliorato e può migliorare ancora di più l’Inter e perché l’Inter può ancora migliorare Conte come allenatore. I presupposti che Antonio fosse il mister giusto per l’Inter c’erano già a maggio 2019, adesso tutto quello fatto fino a oggi porta a dire che Conte ha tutte le carte in regola per aprire un ciclo in Italia e per affermarsi, finalmente, in Europa. Conte e l’Inter si facciano furbi, il matrimonio conviene a entrambi, e conviene restare sposati ancora per molto.

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