Inzaghi, il "Re di Coppe" ha abdicato: l'orizzonte astronomico
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Inzaghi, il “Re di Coppe” ha abdicato: l’orizzonte astronomico e un nuovo step da compiere

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Inzaghi, il “Re di Coppe” ha abdicato: l’orizzonte astronomico e un nuovo step da compiere. Come riparte la sua Inter?

È entrato nell’élite del calcio europeo e lo ha fatto in punta di piedi, tra lo scetticismo generale e le critiche (corrette) ricevute nei suoi primi due anni all’Inter. Simone Inzaghi è il protagonista del nostro focus di oggi. Al suo primo anno in nerazzurro ha sfiorato lo scudetto, perso poi al fotofinish contro il Milan di Stefano Pioli. Al suo secondo anno ha riscontrato tante difficoltà in campionato. Ma ha dato una svolta alla stagione col viaggio europeo che si è interrotto soltanto ad Istanbul, nella finale persa contro il Manchester City di Guardiola.

Proprio Guardiola è uno di quelli che ha elogiato maggiormente l’allenatore nerazzurro, evidenziato la sua crescita. Infine quel soprannome “conquistato” a suon di trofei vinti: il “Re di Coppe”. 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane hanno arricchito il palmares della storia del club ed hanno abituato il gruppo squadra ad assaporare il gusto della vittoria.

Inzaghi: il Re di Coppe ha abdicato?

Quest’anno la rotta pare essersi totalmente invertita rispetto alle passate stagioni. Una squadra più matura e un allenatore più maturo, che fin dal primo giorno hanno posto un obiettivo chiaro da raggiungere al termine della stagione. La vittoria dello scudetto della seconda stella. Il cammino nelle coppe, eccetto la vittoria della Supercoppa italiana a Riyadh (con la nuova formula grazie alla quale hanno partecipato 4 squadre invece che 2), si è interrotto prima del previsto.

Inutile girarci attorno. L’eliminazione dalla Coppa Italia agli Ottavi di Finale contro il Bologna ha stupito tutti, anche se arrivata contro la squadra rivelazione dell’anno (quella di Thiago Motta) e soltanto ai tempi supplementari. Anche l’ultima eliminazione, quella più cocente, rimediata agli Ottavi di Champions League contro l’Atletico Madrid ha colto di sorpresa una tifoseria che era ormai abituata alla vittoria. Resta il rammarico per la gara d’andata nella quale non sono state sfruttate a dovere tutte le occasioni da gol, e per la sconfitta subita nonostante il gol del vantaggio di Dimarco nella sfida di ritorno.

Dal Bologna a Madrid: 84 giorni ed un filo conduttore

Quando si dice che l’Inter di quest’anno non era più abituata a perdere, non si tratta di un’esagerazione. Su 39 partite disputate in tutte le competizioni, la squadra di Simone Inzaghi ha perso finora soltanto 3 partite (in campionato col Sassuolo, poi in Coppa Italia col Bologna, ed infine in Champions con l’Atletico Madrid). Per il resto, una marcia trionfale che ha permesso alla squadra di incanalare record su record e di incrementare considerevolmente il vantaggio sulle inseguitrici in campionato. Dall’inizio del 2024 ad ora, addirittura, l’Inter aveva anche smesso di pareggiare: soltanto vittorie tra campionato, Champions e Supercoppa.

Erano passati 84 giorni dall’ultimo KO, quello subito a San Siro, in Coppa Italia, contro il Bologna dell’ex Thiago Motta. L’avversario di mercoledì sera era di tutt’altro spessore, la posta in palio era decisamente più alta e la cornice del Civitas Metropolitano ha fatto il resto. Eppure delle similitudini tra le due partite le si possono trovare. Entrambe le gare sono state decise dopo i tempi regolamentari: contro i rossoblù ai tempi supplementari, contro i Colchoneros ai calci di rigore. Proprio i “tiri dagli undici metri” sono l’altro elemento di congiunzione. Nella gara di Coppa Italia, infatti, Lautaro Martinez si era presentato sul dischetto al 65′, facendosi parare il tiro da Ravaglia. Il capitano nerazzurro si è ripresentato dagli undici metri contro l’Atletico, mandando “per aria” le ultime speranze del popolo nerazzurro.

Gli errori commessi ed il prossimo step

Vincere la Champions League è il sogno di ogni calciatore e di ogni allenatore ma per realizzarlo, si sa, bisogna che si incastrino una serie di eventi. Ed anche la fortuna vuole la sua parte. I nerazzurri lo hanno testato sulla propria pelle lo scorso anno. Partiti tra lo scetticismo generale, sono arrivati fino alla finale grazie ad un bel gioco espresso, ma anche grazie a dei sorteggi che gli sono stati favorevoli. Quando dalle urne di Nyon era stato estratto il nome dell’Atletico Madrid, i tifosi avevano tirato un sospiro di sollievo per aver evitato altre squadre ritenute più temibili tra quelle classificate prime nei rispettivi gironi. Invece qualcosa non è andato ed il cammino dei nerazzurri si è interrotto soltanto alla lotteria dei calci di rigore.

Poi è iniziato il “processo” contro Simone Inzaghi. Sono stati imputati al tecnico alcuni errori commessi, sia in questa partita sia in tutto il cammino nella Champions di quest’anno: dall’eccessivo turnover fatto contro il Benfica al non averlo fatto affatto nella gara in campionato contro la Salernitana immediatamente precedente alla sfida d’andata contro gli spagnoli di Simeone. Infine alcune scelte di formazione del match del Civitas Metropolitano: su tutte l’impiego di de Vrij da centrale (e non di Acerbi) e quello di Dumfries sulla destra (al posto di Darmian). In Italia, si sa, siamo tutti allenatori, e giudicare col senno di poi è sempre più facile. Ma è evidente che al “Re di Coppe” manchi l’ultimo step da compiere prima di riuscire a realizzare il sogno di alzare al cielo la coppa per eccellenza, quella “dalle grandi orecchie”.

Simone Inzaghi: l’orizzonte astronomico

Detto questo, l’Inter è ormai all’ultima curva di una corsa esaltate fatta in Serie A, che con ogni probabilità vedrà la squadra alzare al cielo il trofeo dello Scudetto. Uno scudetto che entrerà nella storia del club, essendo quello della “seconda stella”. Anche da qui passa la crescita del “Demone di Piacenza”, dal cominciare a costruire qualcosa di grande volgendo lo sguardo all’orizzonte astronomico. La rotta ed il cammino, d’altronde (come cantava Edoardo Bennato) sono già tracciate: «Seconda stella a destra, questo è il cammino».

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