Dimarco dalla gavetta alla vetta: si è preso Inter e Nazionale
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Dimarco dalla gavetta alla vetta: si è preso Inter e Nazionale, adesso vuole vincere

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Federico Dimarco è diventato un beniamino della tifoseria dell’Inter, la sua una carriera non priva di ostacoli fino al sogno di una vita

Dagli spalti di San Siro fino a calcare quel terreno, dalle corse nei campetti di quartiere fino alla maglia dell’Inter e della Nazionale: Federico Dimarco ha realizzato il sogno di ogni tifoso. È anche per questo che in pochissimo tempo è diventato un beniamino della tifoseria nerazzurra, trasformando il realtà quel coro della Curva Nord che canta Te l’ho promesso da bambino. Il suo arrivo nelle giovanili nerazzurre già all’età di sette anni, la trafila fino alla Primavera e la prima squadra. Ma il cammino di Federico non è stato sempre rose e fiori: gli ostacoli nella sua carriera non sono mai mancati. Tanta gavetta, sino a poi raggiungere la vetta: adesso la volontà di vincere qualcosa di importante, come sfiorato soltanto lo scorso anno, nella finale di Champions League di Istanbul contro il Manchester City nella quale proprio lui è stato tra i migliori in campo.

GLI INIZI DI DIMARCO

Nato a Milano il 10 novembre 1997. Cresciuto nella zona di Porta Romana, con i primi calci al pallone dati nel Calvairate. All’età di sette anni il coronamento di un sogno, con la chiamata delle giovanili nerazzurre. Federico Dimarco macina chilometri sulla corsia mancina – prima da ala d’attacco per poi arretrare man mano il suo raggio d’azione – e diventa in poco tempo una colonna portante della Primavera nerazzurra con la quale vince anche il Torneo di Viareggio del 2015. Tra i compagni di squadra c’erano anche Bonazzoli, Di Gregorio, Radu, Puscas e Gnoukouri. L’11 dicembre 2014 il debutto in prima squadra con Mancini, subentrando a Danilo D’Ambrosio nel secondo tempo di Qarabag-Inter. Al termine della stagione arriva l’esordio anche in Serie A in un Inter-Empoli.

PRESTITI E CADUTE

Da quel momento per Federico si aprono le porte del professionismo. L’Inter decide di mandarlo in prestito a farsi le ossa. Prima è la volta dell’Ascoli in Serie B nel 2016. L’anno dopo il salto in Serie A con l’Empoli. Nel 2017 probabilmente il momento più difficile della sua carriera, durante il prestito al Sion in Svizzera: la rottura del metatarso e la paura di non farcela. Lo ha raccontato lui stesso da “E poi c’è Cattellan”: «Ci sono stati momenti in cui ho toccato davvero punti bassi, come a Sion quando mi sono rotto il metatarso». Nel 2018 di nuovo la Serie A, stavolta col Parma ed arriva anche il primo gol. Ironia della sorte proprio a San Siro, proprio contro l’Inter: esterno mancino da fuori area che si insacca sotto l’incrocio dei pali. Gioia incontenibile.

DA CONTE A JURIC

Di ritorno dal Parma, l’Inter dà fiducia a Dimarco, lasciandolo nella rosa 2019-2020 agli ordini del sergente Antonio Conte, il quale però nel ruolo di esterno sinistro gli preferisce Asamoah e Biraghi. Fino a gennaio le presenze collezionate sono pochissime (appena 4) così un nuovo prestito, stavolta all’Hellas Verona. Sotto la guida di Ivan Juric, Federico compie quell’ultimo step di crescita che gli mancava. Nel giro di una stagione e mezza segna 5 gol, fornisce 8 assist e comincia a metabolizzare gli schemi ed i compiti anche del braccetto sinistro della difesa a tre veronese, con licenza di staccarsi e offendere.

RITORNO E VOGLIA DI SUCCESSO

Dopo l’esperienza all’Hellas, Dimarco è un giocatore nuovo. Simone Inzaghi lo coccola e lo esalta, schierandolo da esterno sinistro a tutta fascia nel suo 3-5-2. Federico è determinante come pochi altri giocatori in zona offensiva. Negli ultimi due anni vince 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe italiane, ma gli manca ancora la gioia di poter vincere qualcos’altro. L’anno scorso la finale di Champions League contro il City, quando solo la traversa e la respinta sfortunata di Lukaku gli tolsero la gioia di un gol che avrebbe potuto cambiare totalmente l’esito dell’incontro. Nel frattempo si è conquistato anche la Nazionale e sono arrivati gli elogi di gente dal calibro di Roberto Carlos, il quale ha detto riferendosi a lui: «È uno dei migliori terzini sinistri del mondo». Proverà quest’anno a vincere ancora con la sua squadra del cuore, tenendo fede a quella promessa fatta da bambino e ribadita a squarciagola assieme alla Curva Nord.

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