Salvate (e aspettate) il soldato Denzel Dumfries
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Salvate (e aspettate) il soldato Denzel Dumfries

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Denzel Dumfries spesso al centro di mugugni e fischi del pubblico di San Siro ma l’olandese va aspettato

Denzel Dumfries non è e non sarà mai Achraf Hakimi. Fatta questa scontata ma doverosa premessa, si può aprire il capitolo sull’esterno olandese. Da qualche partita l’ex PSV è al centro di mugugni e “fischi” da parte del pubblico di San Siro, che si sa non è clemente con gli ultimi arrivati. Soprattutto con chi è chiamato a colmare la voragine lasciata da un treno marocchino, tra i principali artefici dell’ultimo scudetto.

Anche contro l’Udinese il copione si è ripetuto: fischi e mugugni quando la palla capitava tra i piedi dell’esterno, che aumentavano d’intensità con il passare dei minuti prima che il risultato si sbloccasse. C’è anche da dire che Dumfries ci ha messo del suo per attirare le antipatie dei tifosi nerazzurri con alcune scelte sbagliatissime ed errori tecnici da matita blu. Errori che potevano costare la vittoria e che hanno spazientito il pubblico presente ieri al Meazza. La prestazione dell’esterno – tuttavia – non è da totalmente da buttare. Dopo l’assist per il secondo gol di Correa, è cresciuto d’intensità e ha alzato la qualità delle sue giocate. Allargando il discorso, quando Dumfries è stato chiamato in causa si è fatto sempre trovare pronto (rigore contro la Juve a parte).

È ancora troppo presto per bocciare l’olandese come nuovo Lazaro, Jonathan ecc (inserite voi il nome di un beniamino che ha occupato quella fascia negli anni bui). Denzel va aspettato, capito e coccolato. È alla prima esperienza in un calcio così diverso da quello olandese e in fondo anche Hakimi  prese tante ripetizioni e iniziò a carburare soltanto a novembre. Inzaghi sa come far crescere i propri esterni (per informazioni chiedere a Marusic e Lazzari) e quando l’ex PSV saprà leggerà meglio movimenti e momenti del match, i fischi si tramuteranno in applausi. Poi – ovviamente – rimaranno sempre dei difetti (le sue leve lunghe lo rendono un grande quattrocentista, ma nel breve si balla) ma non esiste l’esterno perfetto. O forse sì, e ce l’avevamo, ma fa parte ormai del passato.

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