Correa illumina San Siro, ma l'Inter, al Tucu, chiede di più
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Correa illumina San Siro: ma l’Inter al Tucu chiede di più

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Joaquin Correa, nel pomeriggio di ieri, ha illuminato San Siro con una splendida doppietta: ma all’Inter serve ancora qualcosa in più

242 minuti giocati e 4 gol segnati, vuol dire qualcosa come una rete ogni 60 minuti circa. Una media decisamente niente male per Joaquin “El Tucu” Correa, che nel lunch match contro l’Udinese, ha realizzato i suoi primi gol a San Siro e ha regalato ai nerazzurri tre punti pesantissimi. La doppietta di ieri si aggiunge all’altra – sempre decisiva – realizzata pochi giorni dopo il suo arrivo, a Verona nel 3 a 1 ai gialloblù allora allenati da Eusebio Di Francesco.

Limitarsi a parlare dei gol di Correa, però, sarebbe alquanto riduttivo, soprattutto alla luce delle ultime prestazioni e dei primi 60 minuti contro l’Udinese. Prima dei due gol l’argentino era stato protagonista di una partita decisamente insufficiente, caratterizzata soltanto dall’assist a Barella nei primi minuti di gioco. Da li in poi, però, si è spenta la luce e l’ex Lazio non ha trovato più la giocata.

La partita del Tucu non è stata in ombra solamente per l’estraneità dal gioco. Sono stati parecchi gli errori in appoggio e, più in generale, nei passaggi, non tipici per un giocatore così tecnico come lui. Al 60′, però, la sua gara e quella dell’Inter è cambiata grazie allo splendido gol realizzato dopo una corsa palla al piede e un destro incrociato sul primo palo. Da quel momento, fino all’uscita dal campo, l’argentino è salito in cattedra ed è stato il migliore in campo. 

L’acquisto e le attese

L’acquisto di Correa – fortemente voluto da Simone Inzaghi – e i 31 milioni spesi, non potranno essere però giustificati a suon di folate improvvise. L’argentino deve trovare continuità, ma soprattutto deve entrare a fondo negli schemi nerazzurri. Nonostante la conoscenza con il tecnico dell’Inter, i meccanismi offensivi devono ancora essere perfezionati. In particolare deve essere oliata l’intesa sia con il connazionale Lautaro che con Dzeko.

Il calciatore argentino è stato preso soprattutto per dare quell’imprevedibilità in più in attacco, per creare superiorità e saltare l’uomo in partite chiuse come quella di ieri. Scardinare le difese in match bloccati deve essere la costante del Tucu, che, però, deve essere più continuo nell’arco dei 90 minuti. Quello che serve maggiormente ai nerazzurri – e che in parte è mancato anche lo scorso anno – è proprio questa capacità di trovare soluzioni alternative in partite che difficilmente si sbloccano. Lo stesso attaccante dovrà ripartire da quei 10 minuti che hanno portato alla vittoria, dimenticando i primi 60 e mettendo da parte le prestazioni negative e gli infortuni passati nei suoi primi due mesi in nerazzurro.

Verona e Udinese, fantastiche parentesi: ora la strada si questa

I tifosi interisti sono persone che si entusiasmano facilmente, che si innamorano di calciatori che regalano anche piccoli sprazzi di magia nel corso dell’anno. La partita di Verona e quella di ieri sono state la scintilla in una stagione ancora troppo buia per Correa. San Siro, prima del gol del vantaggio siglato ieri, ha spesso mormoreggiato sui suoi errori, ma dal gol in poi è stato un tripudio di gioia. Joaquin è un giocato che innamora, che dà nell’occhio per le giocate sopraffine e l’eleganza, e fa niente se si oscura o non eccelle in diverse partite, sarà sempre quello che farà spalancare gli occhi nelle giornate positive.

Questo è un aspetto che sicuramente ai tifosi potrà bastare, che potrà far emozionare in situazioni eccezionali come quella di ieri o come quella di Verona, ma l’Inter – e Simone Inzaghi – da Correa, chiedono e vogliono di più. Prendono spunto da una frase di Antonio Conte: Correa deve essere dinamite, non scintilla.

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