Sentenza Acerbi, l'avvocato Cascella: «Non c'era la prova minima»
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Sentenza Acerbi, l’avvocato Cascella: «Non c’era la prova minima, giusto cercare…»

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L’avvocato Angelo Cascella ha detto la sua dopo l’assoluzione di Francesco Acerbi per quanto accaduto in Inter Napoli

Sulle frequenze di Giornale Radio, l’avvocato Angelo Cascella si è espresso così sull’assoluzione per Acerbi dopo i fatti di Inter Napoli.

CASO ACERBI – «Io sono contrario alle ricostruzioni per cui l’onere della prova spetti alla difesa, è una leggenda metropolitana spesso riferita da noi avvocati quando ti imbatti nella federazione che ha un grado di prova talmente basso che diventa davvero difficile difendersi. Dalla gravità dei potenziali fatti, poteva esserci una sanzione molto importante sulla futura carriera del giocatore anche con la possibilità di rescissione, fosso giuste cercare un riscontro probatorio. Qui abbiamo visto che sono stati sentite le due parti che sono rimaste di due posizioni contrapposte, si è cercato un ausilio tra le migliaia di video senza uno straccio di prova. Quando ho visto le immagini con il chiarimento tra i due ho visto un Acerbi sereno, nessuno dei due aveva una postura di chi ha proferito un qualcosa di offensivo e razzista tale da poter aver timore».

PRECEDENTE – «Voglio ricordare un mio precedente, ho assistito un calciatore in Premier League che era stato accusato di aver proferito un epiteto ad un avversario. Una partita con poco pubblico, colui che aveva percepito il presunto insulto non era l’avversario che lo aveva subito ma era il compagno di squadra che stava a cinque metri. A volte si ha una percezione che non corrisponde al fatto. Immaginiamo di stare a San Siro, una bolgia, puoi avere una percezione diversa. Non credo sia impazzito Juan Jesus ma può aver percepito una frase diversa. Nella decisione si è tenuto conto del percepito, andavano alla ricerca della prova che confermasse l’accusa dell’avversario ed evidentemente non c’è stata una prova minima».

PUNTO DI PARTENZA – «Il punto di partenza è chiaro che partiva dalla testimonianza ma solo questa non può essere sufficiente, questo non è penale perché per condannare le persone ci deve essere un grado di prova oltre ogni ragionevole dubbio. E’ facile percepire una frase diversa di quella detta in quel contesto».

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