Inter: cambio in corsa sulla panchina? La storia dice no
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Inter: cambio in corsa sulla panchina? La storia dice no

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La Gazzetta dello Sport stila un elenco di tutti gli allenatori dell’Inter esonerati a stagione in corso: ecco com’è andata

Le dieci sconfitte in campionato pesano moltissimo sull’Inter e soprattutto su Inzaghi.

Il tecnico piacentino è in bilico sulla panchina nerazzurra, e la Gazzetta dello Sport ipotizza un suo esonero prima della fine della stagione. Storicamente, però, questo atteggiamento non ha mai aiutato i nerazzurri a risollevarsi:

2003-2004: DA CUPER A ZACCHERONI-

La stagione parte in un clima di sfiducia e scarsa coesione in un gruppo che perde pezzi importanti come Di Biagio e Crespo per puntare su una mini-rivoluzione, all’insegna di gente come Karagounis, Van der Meyde, Kily Gonzalez, Lamouchi e Julio Cruz. Il pessimo avvio in campionato e il k.o. nel derby contro il Milan segnano presto il destino del tecnico argentino, a cui non basta uno storico successo in Champions a Highbury.

Al posto di Cuper, dispensato dopo sei giornate di campionato, arriva Zaccheroni, che saluterà a fine stagione con un quarto posto in campionato, una Champions finita al primo turno e una coppa Italia sfumata in semifinale. L’emblema della travagliata annata, al di là dei risultati, è il simbolico passaggio di consegne alla presidenza del club da Massimo Moratti a Giacinto Facchetti.

2010-11: DA BENITEZ A LEONARDO –

Dopo un lungo periodo di stabilità e successi (in tutto 13 titoli dal 2005 al 2010, tra cui cinque scudetti e la Champions nella storica annata del “triplete”), l’Inter sprofonda in una serie di annate complicate. La prima è proprio quella successiva all’addio di Mourinho, che impone l’inizio di un nuovo progetto griffato Benitez. Un progetto che però naufraga nel giro di qualche mese. Il trionfo in Supercoppa contro la Roma è una mera illusione, perché risultati e rendimento in campionato non sono all’altezza delle aspettative.

La mano di Benitez tarda a notarsi e filtrano presto voci circa ilo scarso feeling tra il tecnico e il gruppo. La situazione precipita prima di fine anno e del giro di boa, a nulla serve il trionfo nel Mondiale per club. Al posto del tecnico spagnolo arriva il brasiliano Leonardo e, questa volta, la musica cambia. L’Inter arriva fino i quarti di Champions (facendo fuori il Bayern prima di inciampare con lo Schalke), conclude un dignitoso campionato al secondo posto e porta a casa la coppa Italia nella finale contro il Palermo.

2011-12: DA GASPERINI A RANIERI E STRAMACCIONI-

Una delle annate più sofferenti degli ultimi 20 anni per il popolo nerazzurro, segnata da ben tre cambi in panchina. Il ciclo Gasperini, subentrato a un Leonardo sedotto dalle sirene parigine, parte addirittura peggio di quello tentato con Benitez. Bastano due confitte in campionato e una in Europa per decidere il cambio di rotta, ma la cura Ranieri risulta comunque lenta e faticosa. L’Inter segna il doloroso primato negativo di quattro sconfitte nelle prime sei giornate, anche se riuscirà a chiudere l’anno al quarto posto dopo una discreta rimonta impreziosita da otto successi consecutivi.

Solo un fuoco di paglia, perché tra febbraio e marzo la situazione precipita ancora irrimediabilmente: via Ranieri, con l’Inter ad annaspare in classifica, e strada ad Andrea Stramaccioni, promosso dalla Primavera. Nonostante il moto d’orgoglio nelle ultime otto giornate, i nerazzurri chiudono al sesto posto, acciuffando quantomeno la qualificazione in Europa League.

2014-15: DA MAZZARRI A MANCINI

È la stagione in cui l’Inter saluta il blocco argentino (da Zanetti a Milito) e gli ultimi reduci del “triplete”. La proprietà è già passata da Moratti a Thohir e in panchina siede un Mazzarri confermato dopo la prima stagione ma per nulla in sintonia con i tifosi e buona parte dello spogliatoio. Risultato: un inevitabile avvio flop in campionato (seppur controbilanciato da un discreto cammino in Europa League) e l’esonero deciso a fine novembre dopo un clamoroso tonfo contro il Parma (all’epoca fanalino di coda in classifica) e un pari in rimonta con il Verona.

Thohir si affida a Mancini, che torna sulla panchina nerazzurra a distanza di sei anni. Mossa di scarso impatto, perché l’Inter non ingrana comunque nonostante il cambio tattico (dalla difesa a tre a quella a quattro) e qualche colpo sul mercato (tra cui l’arrivo di Brozovic, inizialmente nei panni del comprimario). A fine stagione il bilancio è amarissimo, con un ottavo posto in classifica e l’esclusione dalle coppe europee.

2016-17 – DA DE BOER A PIOLI (E VECCHI)

Il Mancini-bis dura appena un anno e mezzo per concludersi nel gelo dopo il passaggio di proprietà. Il banco salta a pochi giorni dai primi impegni ufficiali e la scelta ricade su un nome a sorpresa: l’olandese Frank De Boer, a cui viene consegnata una squadra rinnovata con alcuni colpi che si riveleranno un buco nell’acqua (a partire da Gabigol). L’Inter rimedia figuracce con gli israeliani del Be’er Sheva, incassa gol a ripetizione, e parte con il piede sbagliato anche in campionato. A tenerla a galla sono solo i gol di Icardi, unico raggio di sole in un mare in tempesta, tanto da arrivare all’esonero dell’olandese dopo undici giornate.

La squadra passa a Pioli, che però riesce a risollevare le sorti solo parzialmente. La reazione della squadra, agevolata anche dal cambio di modulo, dura fino alla primavera, poi una nuova crisi di risultati che spinge la dirigenza a un nuovo avvicendamento in panchina a sole tre giornate dalla fine del torneo. La stagione si chiude con un deludente settimo posto sotto il provvisorio comando di Stefano Vecchi, tecnico della Primavera già in panchina per una giornata tra l’addio di De Boer e l’arrivo di Pioli.

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