Dzeko: «Era destino che dovessi venire all'Inter. Qui c'è più possibilità di vincere»
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Dzeko: «Era destino che dovessi venire all’Inter. Qui c’è più possibilità di vincere»

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Edin Dzeko, attaccante bosniaco dell’Inter, si è raccontato in un’intervista al Corriere della Sera: le sue parole

Edin Dzeko, attaccante bosniaco dell’Inter, si è raccontato in un’intervista al Corriere della Sera: le sue parole.

SODDISFAZIONE – «Ciò che sto facendo non mi sorprende. Dispiaciuto per il lungo digiuno? No, siamo primi».

EREDE DI LUKAKU – «Se vai in un posto e ti metti a pensare cosa ha fatto chi c’era prima di te è meglio che non vai da nessuna parte. Se lo avessi pensato solo per un istante non sarei mai venuto. So che cosa posso dare, ciò che sto facendo quest’anno non mi sorprende».

RETROSCENA – «Già quando Conte stava al Chelsea mi voleva, ma non ero sicuro di tornare in Inghilterra. Appena arrivato all’Inter ci ha riprovato. Il momento è venuto adesso, le strade dovevano incrociarsi: era destino».

INTER – «Non penso a quel che poteva essere. Sono in una squadra forte, con un nuovo mister che ha fatto vedere tanto alla Lazio. Abbiamo già fatto nostra la Supercoppa, per questo sono venuto all’Inter: c’è più possibilità di vincere».

GOL – «Nel periodo in cui non ho segnato abbiamo vinto quasi tutte le partite: non puoi non essere contento. Se fossimo stati quarti, con me che segnavo poco mi sarei fatto delle domande: così che devo chiedermi? Siamo primi».

FAVORITI – «Siamo primi e vogliamo restarci fino alla fine. A inizio stagione si diceva Milan e Napoli, non si parlava tanto dell’Inter. Le grandi sfide le vuoi vincere, ma se perdi contro le piccole pesa di più».

INZAGHI – «Lo vedo ancora come un compagno di squadra. Sa gestire benissimo e per un allenatore è fondamentale. Ci sono 25 giocatori, non possono mai essere tutti contenti. Cerca di essere onesto con tutti. In campo se ci divertiamo così è grazie a lui. Ha tenuto la base di Conte, importante perché ha cambiato la mentalità dei giocatori, ma Inzaghi la porta avanti con i suoi metodi. Rispetto a quando c’era Lukaku il gioco è diverso. Negli ultimi due anni l’Inter giocava più In contropiede, quest’anno tutti si divertono di più, dentro e fuori. Io sono uno che sa giocare il pallone e non guarda solo al gol. Dicono che devo segnare di più, ma se non lo faccio e vinciamo è bello lo stesso».

RICORDI DI GUERRA – «Quando suonavano le sirene, ci portavano in cantina e non si sapeva se uscivamo dopo un’ora o un giorno. Lì avevo paura. Per fortuna i bambini dimenticano in fretta».

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