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Cappellini rivela: «Herrera mi disse: “Giovane, tocca a te”… E segnai. Ma quella Coppa…»

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Le dichiarazioni di Cappellini, simbolo dell’Inter che ha vinto due volte la Coppa dei Campioni negli anni ’60, in preparazione per la finale di sabato sera contro il PSG

Renato Cappellini, centravanti della mitica Grande Inter, ebbe un legame profondo con la Coppa dei Campioni. La sua velocità e le sue reti furono fondamentali per il conseguimento di due trofei consecutivi nel 1964 e 1965, segnando in questo modo il suo posto nella storia del club nerazzurro a livello europeo. Cappellini si distinse come un protagonista nell’attacco alla Coppa, realizzando gol cruciali, come quello contro il Real Madrid nel 1967. Tuttavia, vide il suo sogno di trionfo europeo sfumare in modo doloroso durante la finale contro il Celtic, con la leggendaria squadra di Herrera che sfiorò il successo. Qui di seguito riportiamo alcuni passaggi della sua intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport.

SOLDI – «Con i primi soldi mi sono comperato subito la casa».

L’ESORDIO IN COPPA DEI CAMPIONI – «Febbraio del ’67, un freddo boia. Quarti di finale, Real Madrid a San Siro. Il Real che ci aveva eliminato l’anno prima. Herrera mi dice: “Giovane, tocca a te”. E mi fa giocare. Mamma mia, che emozione. Loro hanno Amancio e Gento. Partita dura e difficile, attacchiamo, ma il Real è tosto. E poi… poi segno io. Prima volta con la Grande Inter, a San Siro, contro i più grandi d’Europa. Non lo dimenticherò mai più».

RIVEDE IL SUO GOL – «Sì, sì. Io ogni tanto lo rivedo su YouTube. Calcio di punizione, batte Jair, tocca Suarez che dà a Mazzola. Da destra a sinistra un lancio perfetto di Sandrino. Colpo di testa di Cappellini (ridacchia…, ndr) e gol. Perfetto, bellissimo. E non finisce qui. Il ritorno è ancora più esaltante».

FINALE DI CARRRIERA IN SVIZZERA – «Insieme ad Altafini. A Chiasso, in serie B. Io e l’immenso José, coppia d’attacco. Poi ho lasciato e ho aperto un negozio di giocattoli a Soncino. Avevo cominciato come elettromeccanico in una carrozzeria e ho chiuso come commerciante. Dopo una discreta carriera in Serie A. Non ho giocato tante partite. Gli statistici scrivono 215, non mi sono mai messo a contarle, ma ne ho fatte qualcuna in più. Comunque, via, mi è andata bene».

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