Zenga: «Mi sono immaginato sulla panchina dell'Inter, ma ormai...»
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Zenga: «Mi sono immaginato sulla panchina dell’Inter, ma ormai…»

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Walter Zenga, ex storico portiere dell’Inter, ha rilasciato un’intervista ad Amazon Prime a due giorni dalla partita di Champions League

Intervistato da Amazon Prime in vista del big match contro il Liverpool di mercoledì, Walter Zenga ha raccontato la sua carriera:

PORTIERE PIU FORTE«Io il portiere più forte di tutti i tempi? E’ una cosa bella quella che dici, ma secondo me ogni epoca ha il suo eroe. Banks, Yashin, Zoff sono stati grandi, poi è arrivato Buffon che ha chiuso due ere».

ALLENATORE«Chi mi ha capito di più? Trapattoni, Vicini, Bagnoli e Radice sono esempi di allenatori straordinari a livello umano. Poi ho avuto Sacchi in Nazionale, per il quale ho giocato cinque partite e sono rimasto imbattuto: sono l’unico portiere che può dirlo».

UOMO RAGNO – «Non vengo convocato in Nazionale, c’erano tutti i giornalisti fuori dallo spogliatoio di Appiano Gentile. Io esco con una tuta da sci blu e rossa, sembrava quella dell’Uomo Ragno, e tirandomi su la cerniera mi metto a cantare: “Hanno ucciso l’Uomo Ragno chi sia stato non si sa, forse Sacchi, Mattarrese, Carmignani…”».

ZENGA O HANDANOVIC«Scelgo me, chiaro. Però lui è tanti anni che è all’Inter, ha battuto anche il mio record di presenze. Se mi gira? No, i record sono fatti per essere battuti».

INTER MOURINHO O TRAPATTONI «L’Inter del Trap perché è stata la mia. Quella di Mou l’ho vissuta da tifoso e mi ha dato grandissime soddisfazioni. Dopo la finale di Madrid, José non è tornato a Milano, lo capisco perché sarebbe stato un disastro per lui».

PANCHINA INTER«Io sono come la bella di Torriglia, tutti la vogliono nessuna se la piglia. Mi sarebbe piaciuto di allenare l’Inter, ci ho rinunciato. E’ una cosa passata, bisogna essere onesti con se stessi. Ci sono stato vicino un paio di volte, io mi sono immaginato in panchina a saltare di gioia per un derby vinto».

SAN SIRO O STADIO NUOVO«Lo stadio nuovo, la penso così perché quando giro il mondo vedo che ogni club ha il suo stadio appena fatto. Ovvio che San Siro mi tocchi il cuore, l’ho visto con due e tre anelli, quando parcheggiavi il pullman fuori dal cancello».

LIVERPOOL«C’era stato un sorteggio leggermente più facile. Ma ti rendi conto? Abbiamo sta rogna».

INZAGHI – «Simone veniva da 5 anni di Lazio con Lotito, non è facile gestire certe cose in quella piazza: a Roma, ad esempio, se perdi un derby te la menano per sei mesi. Inzaghi è arrivato a Milano non per ricostruire, ma per mettere 2-3 cosine sue. All’Inter non manca niente, è una squadra che gioca un buon calcio, dominante, che non ha mai subito per 70′ l’avversario. Non segnano gli attaccanti, segnano i difensori. E’ una squadra totale, ecco perché Simone ha avuto fortuna perché ha ereditato una squadra cresciuta nel biennio con Conte. Ora c’è lo step europeo».

ABBANDONARE LA CHAMPIONS – «No, perché? Non puoi abbandonare a priori un obiettivo. Ci sono delle tappe intermedie che devi fare, dei risultati non previsit. Col Liverpool è una tappa in un proceesso graduale di crescita. La partita più importante è quella successiva».

SAN SIRO O ANFIELD«Io sono stato ad Anfield… Come fai? Però ho letto Klopp che quando è venuto qua per giocare contro il Milan ha detto che era finalmente arrivato nella cattedrale del calcio».

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