Vecino: «Scudetto traguardo molto importante. Sul gol a Tottenham e Lazio...»
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Vecino: «Scudetto traguardo molto importante. Sul gol a Tottenham e Lazio…»

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Matias Vecino ha parlato in una lunga intervista al podcast “Colpo di testa”. Le parole del centrocampista uruguaiano

Matias Vecino ha parlato in una lunga intervista al podcast “Colpo di testa”. Ecco alcune parole del centrocampista uruguaiano.

CAMPIONE D’ITALIA – «Sono molto felice, arrivare ad un traguardo così importante e che qui mancava da tanto tempo è una cosa bella. Peccato che è capitato nell’anno senza i tifosi. Non riesci a capire la dimensione di quello che si è ottenuto però siamo felicissimi. Alla fine conta quello che è successo in campo».

CARRIERA- «Uno ha sempre degli obiettivi e vuole fare qualcosa di importante, poi la strada per arrivarci è lunga. Io sono arrivato alla Fiorentina da sconosciuto, è stato difficile. Guardare indietro e vedere il cammino percorso mi dà grande soddisfazione».

VECINO GIOVANE – «Ricordo bene quello che facevo per andare ad ogni allenamento e partita. È stato molto complicato, non abitavo nella capitale e ci mettevo tanto. Tutti i giorni era un viaggio avanti e indietro, arrivavo alla sera esausto. Sono uno che consiglia molto i ragazzi, qui all’Inter adesso c’è Satriano, vedi che ha la voglia di spaccare il mondo. Arrivare in un paese nuovo a 19 anni non è semplice». 

MATE – «È un momento di socialità e di gruppo. Visto da fuori sembra strano, ma ultimamente si vedono tanti giocatori che non sono sudamericani che arrivano allo stadio con il mate. L’altro giorno ne ho visto uno del Tottenham, dà energia, è forte. Dipende che tipo di erba gli metti dentro, io sono per quelle più soft».

ASADO – «L’altro giorno abbiamo  fatto una grigliata, ho fatto l’assistente di Lautaro io lo aiutavo solo perchè dare da mangiare a 50 persone non è facile. Segreti? Sicuramente si mangia diversamente che qui, di là si mangia non al sangue e a fuoco più basso. Non sono un esperto dell’asado, so farlo ma non ho quella pazienza per stare lì a vedere due ore cuocere la carne».

PRIMO CONTRATTO DA PROFESSIONISTA – «Ricordo tutto, è stato un po’ tutto veloce. Io giocavo nell’U18, che è una divisione inferiore alla Primavera. In prima squadra i risultati non arrivavano, hanno mandato via l’allenatore e ha preso la squadra il direttore generale delle giovanili che avevo avuto due anni prima. È arrivato in prima squadra e ha portato me e un altro ragazzo. Ho fatto subito la prima partita. È stato tutto molto veloce, la volta successiva avevamo giocato nello stadio del Centenario».

NAZIONALE – «Stavo facendo un anno buono alla Fiorentina e quindi mi aspettavo la chiamata ma non mi aspettavo di giocare titolare. In Frosinone-Fiorentina avevo sentito male all’adduttore e non ci volevo credere visto che il giorno dopo dovevo andare in Nazionale ma non potevo chiedere il cambio altrimenti venivo scoperto. Arrivo in Uruguay e il mercoledì giocavamo in Brasile contro il Brasile per le qualificazioni Mondiali e io ero sicuro di andare in panchina, invece Tabarez mi ha schierato titolare e lì ho avuto un po’ di paura e tensione. Alla fine ho giocato tutta la partita e non so come non sentivo male all’adduttore».

GOL LAZIO E TOTTENHAM – «In quel momento non sento niente, sei dentro la partita, sei concentrato su quello che devi fare. Mi emoziono di più quando ho rivisto il gol, la telecronaca, i video dei tifosi. Quando sei dentro non riesci a capire esattamente quello che succede. Con lo stadio vuoto è molto diverso, c’è un clima molto più rilassato, da allenamento praticamente. Non c’è quella pressione lì che ti procura lo stadio pieno quando devi vincere o quando stai facendo male. È difficile giocare senza pubblico, io con l’infortunio sono stato tanto tempo fuori e adesso sto giocando qualche partita, si respira un ambiente diverso. Quando sbagli è importante dimenticare subito e ripartire. Quando fai bene invece ti dà più fiducia, soprattutto all’inizio della partita, rischi di più, il corpo ti fa sentire se stai bene. Già dal riscaldamento quando mi sento libero e sento che le gambe vanno forti, so che non avrò problemi. Invece quando arrivi da 3 partite consecutive magari ci metti un po’ più di tempo per entrare in partita o parti piano per poi accelerare».

INFORTUNIO – «È difficilissimo. Quest’anno è stato molto duro per me, avevo iniziato con dei problemi prima del lockdown. Poi siamo ripartiti a maggio che stavo peggio, si era creato un edema osseo. Ho provato a fare una terapia conservativa, sono andato a Barcellona diverse volte. Mi allenavo bene per diversi giorni, poi quando forzavo di più sentivo che non andava bene. Si doveva fare qualcosa, i dottori fanno di tutto per evitare l’operazione. Nel mio caso mi hanno suturato, poi è iniziato il recupero e due mesi dopo piano piano che andavo avanti il ginocchio si gonfiava. Non avevo dolore e niente, ma il fatto che si gonfiasse era chiaro che c’era qualcosa che non andava. Sono andato a Barcellona e mi hanno detto che dovevo operarmi di nuovo, avevano paura che ci fosse un’infezione. Poi il problema era uno dei punti che mi avevano dato. Dovevo ripartire di nuovo da zero e ho detto resto qua finché non riesco ad allenarmi e sono rimasto a Barcellona da settembre a dicembre. Psicologicamente è stato difficile, soprattutto la ricaduta».

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