Scudetto Inter, Costacurta: «C'è solo da battere le mani».
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Scudetto Inter, Costacurta non ha dubbi: «C’è solo da battere le mani, componente italiana decisiva». Poi esalta Calhanoglu

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Scudetto Inter, Alessandro Costacurta, ex difensore, ha elogiato il percorso dei nerazzurri di Simone Inzaghi: le dichiarazioni

Intervistato dal Corriere della Sera, Alessandro Costacurta ha parlato così dello scudetto vinto dall’Inter:

SCUDETTO – «Credo ci sia solo da battere le mani. Oggettivamente bisogna riconoscere che hanno svolto un lavoro straordinario, vincendo con un’organizzazione di gioco incredibile. Vorrei piuttosto sottolineare che lo scorso anno il Napoli e adesso l’Inter hanno entusiasmato, offrendo un gioco spettacolare. Un gioco bellissimo, non speculativo. Con Conte ci sono state annate in cui i bianconeri hanno primeggiato mostrando una manovra ariosa. Ma quest’anno, diciamoci la verità, era un piacere vedere l’Inter per come si muoveva in campo. Come succedeva nella scorsa stagione con il Napoli di Spalletti: quest’anno non mi sta divertendo, forse è tornato agli antichi splendori solo nel secondo tempo di Monza».

LEADER – «Lautaro, per come svolge il ruolo di capitano. E’ cresciuto, è diventato altruista, un giocatore totale».

ANIMA ITALIANA – «Sono loro ad aver sorpreso. Darmian, Acerbi, Barella hanno disputato una stagione eccezionale. La mia personale classifica di nerazzurri incisivi è formata da Lautaro, Calhanoglu e Barella».

CALHANOGLU – «Calha è sbocciato nel nuovo ambiente. Mi viene da pensare a Davids che a Milanello faceva fatica a esprimersi e alla Juve è diventato di livello mondiale. Dopo Rodri, Calhanoglu è il centrocampista più forte in Europa».

PARAMETRI ZERO – «Ci ha visto giusto ancora una volta Beppe Marotta. Lo conosco da 25 anni, entrambi arriviamo dalla zona di Varese. Ho grande simpatia per lui che già alla Sampdoria e poi alla Juventus aveva dimostrato le proprie doti. Ma qui ha individuato valori in giocatori che ai più destavano perplessità: penso a Mkhitaryan, ad esempio. Sembrava avesse già mostrato il meglio di sé e invece a Milano risulta spesso tra i migliori. Perciò davanti a Marotta giù il cappello».

INZAGHI – «Ricordiamoci che un anno fa veniva criticato e di questi tempi, dopo la sconfitta interna con il Monza, rischiava la panchina. Mi hanno colpito la sicurezza e la calma che ha dimostrato nei momenti difficili. Ci incrociamo da tre decenni: ogni giocatore vorrebbe un tecnico così in grado di trasmettere serenità. Fa stare bene i calciatori».

CICLO VINCENTE – «Una squadra che ha tale differenza reti, fra gol realizzati e subiti, non può non essere unita. Si ottengono certi risultati solo se ci si aiuta, se ci si prodiga in una corsa in più per aiutare un compagno che è scivolato. La squadra viene trainata dagli italiani. All’epoca del Triplete lo spogliatoio era governato dagli argentini che mostravano personalità e leadership. Adesso toccherà a Barella e agli altri».

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