Matthaus: «Inter-Napoli? Inzaghi ha un solo risultato. Per lo scudetto è corsa a tre»
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Matthaus: «Inter-Napoli? Inzaghi ha un solo risultato. Per lo scudetto è corsa a tre»

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Matthaus: «Inter-Napoli? Inzaghi ha un solo risultato. Per lo scudetto la corsa è ristretta soltanto a queste tre squadre»

Matthaus è intervenuto ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole.

INTER-NAPOLI – «Onestamente non ci sono giocatori che ammiro particolarmente, né da una parte né dall’altra. In entrambi i casi è il collettivo che emerge. Non ci sono i Matthäus o i Maradona. Mi piaceva Lukaku, era uno che faceva la differenza, la sua cessione è stata pesante. Con Lautaro e Dzeko ci sono buoni giocatori, ma nessuno che faccia sempre la differenza. L’Inter, vista la classifica, ha più bisogno di vincere. Dubito che la Juventus possa rientrare nella corsa al titolo, è troppo distante e lo è da troppe squadre. L’Inter vincendo tornerebbe in scia, sarebbe importante. È un campionato a tre».

SERIE A – «Ai miei tempi lo scudetto era conteso fra diverse squadre: dal Verona all’Inter lo vinsero 5 club in 5 anni. Quello era equilibrio, quella era incertezza. Ora è tanto che non c’è lotta per il titolo. All’epoca il calcio era più emozionante per i tifosi. La A era il campionato più competitivo al mondo. Era un onore parteciparvi. Una settimana giocavi contro Van Basten, quella dopo contro Maradona, poi Baggio, Vialli e Mancini. Era stimolante potersi confrontare con questi campioni. Gli anni che ho vissuto in Italia sono stati i migliori, dal punto di vista emotivo e professionale».

MARADONA – «Ho molti ricordi, anche intensi, legati a lui. È andato via troppo presto. Era una festa anche in campo. Non importa se con la maglia dell’Argentina o del Napoli, Diego era semplicemente il migliore di tutti. Giocare contro Maradona era un onore, era stimolante, era una grande emozione. Che fosse un’amichevole, che fosse un Inter-Napoli o la finale dei Mondiali. Era bello affrontarlo perché le gare erano dure, tese, sentite, ma sia prima che dopo la partita parlavamo cordialmente. Era vero antagonismo sportivo: duro, ambizioso e leale. Abbiamo vissuto bei momenti insieme, eravamo legati seppur rivali: lui è venuto alla mia partita d’addio a Monaco, io alla sua a Buenos Aires. C’era una bella amicizia sportiva».

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