Marotta: «Lautaro il nostro Messi, sul suo rinnovo…»
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Marotta: «Lautaro il nostro Messi, sul suo rinnovo e le seconde squadre…»

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Mercato, rinnovi, aneddoti e futuri progetti, tra i temi affrontati dall’amministratore delegato dell’Inter, Beppe Marotta

Intervenuto a margine della presentazione del libro “Odio il calcio” di Fabrizio Biasin, l’amministratore delegato dell’Inter, Beppe Marotta, ha affrontato diversi temi.

RICORDI DI COMO – «Ricordo ai tempi del Como, si parlava tanto di AIDS e io ero ds: mi fecero uno striscione giocando su questa assonanza. Cena con Conte a Trento? Ma no, era una cena allargata a quindici persone».

C’È ANCORA SPAZIO PER L’IRONIA NEL CALCIO? – «Oggi scherzare e fare ironia è pericoloso, devi stare attento a con chi parli, dove parli. Però mi piace fare calcio, la passione si concretizza con l’adrenalina di andare a giocare sabato a Torino o martedì col Salisburgo senza sapere cosa succederà. Se dovessi fare l’agente o altro, non mi entusiasmerebbe più».

SE SONO DIVENTATO PIÙ AUTOREVOLE COL TEMPO? – «Ma questo vale nella vita in generale, a una certa età si inizia ad avere una certa esperienza alle spalle. Ti porti dietro le cose buone e le cazzate che hai fatto, le sconfitte che hai subito: nella vita capita di aver sbagliato alcune cose e oggi ho la consapevolezza per poter affrontare anche cose negative».

SULLE SECONDE SQUADRE – «Le seconde squadre secondo me sono uno strumento indispensabile nella crescita dei giovani. Quello dalla Primavera alla prima squadra è un passaggio difficile, serve un passaggio intermedio che potrebbe essere l’Under 23. Ma faccio un mea culpa, anche al club che gestisco: mancano le strutture per far allenare l’Under 23. Viola Park? Struttura unica in Europa, tanto di cappello a Commisso per quello che ha fatto».

MESSI MAI STATO NEI PENSIERI DELL’INTER? – «Ci mancherebbe altro. C’è stato un momento in cui… ma prima che arrivassi io».

CHI È IL MIO MESSI? – «In questo momento è Lautaro».

IL GIOCATORE PIÙ FORTE CHE HO AVUTO? – «Non so, la categoria dei forti è difficile da circoscrivere. Lautaro è un giovane talento che è diventato campione, dopo domenica sta giocando e migliorando giornata dopo giornata. È un elemento di cui si parlerà».

SI PUÒ STARE SERENI PER LAUTARO? – «Sì, assolutamente sì. È evidente che non voglio dare notizie, già siamo in sovraesposizione mediatica».

SE MI ARRABBIO ANCORA PER LE COSE CHE LEGGO SUI GIORNALI? – «No, perché se replichi a tutte le cose negative che escono, per fortuna poche, poi ne deriva un’eco mediatica ancora maggiore. È anche cambiata la categoria dei giornalisti, magari si fa meno selezione e oggi le notizie devono uscire subito per avere più letture: così si arriva anche alle fake news, però fa parte di un mondo che è cambiato».

LA PERCEZIONE DELL’INTER DA UNA SOSTA ALL’ALTRA – «Una differenza di due punti ti fa passare da fenomeno ad altro. Ma fa parte del mercato giornalistico. Penso al panorama televisivo: l’altro giorno c’erano Conte e Corona su Rai2 e Rai3. Sono argomenti che erano entrambi interessanti per un appassionato di calcio, sulla stessa testata, ma evidentemente non si potevano seguire in contemporanea».

SULLO SCANDALO SCOMMESSE – «Assisto all’ennesimo scandalo, mi ricordo il Totonero di inizio anni ’80. La scommessa cos’è? A mio giudizio, un vizio e un aspetto negativo, anche se viene pubblicizzata pure a livello statale. Fa parte della società, del dover convivere con ragazzi che vanno aiutati nella loro crescita: sono persone che cambiano da un giorno all’altro, diventano ricchi e famosi. Con la facilità dei soldi si lasciano andare anche ad altro».

COME SONO CAMBIATI I CALCIATORI NEGLI ANNI? – «Intanto oggi ci sono gli strumenti con i quali ci si può divertire e fare cose sbagliate. Gli elementi di tentazione una volta erano molto inferiori, oggi il telefonino è fonte di tutto: di soddisfazione, di pericolo, di adrenalina. Ci sono aspetti positivi e altri fattori di rischio, è normale che ci possa essere una certa fragilità da parte dei giocatori, che per motivi diversi si lasciano andare a leggerezze. La colpa è anche dei dirigenti, sia delle istituzioni calcistiche che dei club che dei procuratori che del sindacato: tutti facciamo troppo poco per evitare queste tentazioni ai ragazzi».

STUDIO I GIOCATORI DA QUESTO PUNTO DI VISTA PRIMA DI COMPRARLI? – «È difficile, ma bisognerebbe fare un test d’ingresso. In qualsiasi azienda si fa un colloquio, nel calcio no: solo quando prendi un calciatore ti rendi conto di alcuni aspetti negativi o che possono rappresentare un problema. In più, un calciatore è un asset patrimoniale. Pensate se un giocatore fosse squalificato per anni, quale danno economico per il club, quando in realtà non ha grandi responsabilità. È una situazione da studiare da tantissimi punti di vista».

INTER ULTIMA SQUADRA DELLA MIA CARRIERA? – «Sì. Anzi, sicuramente sì. Dopo mi piacerebbe cimentarmi nella politica della sport. Obiettivo scudetto? Chiaramente la seconda stella sarebbe qualcosa di storico, da cucire sul petto».

FANTASIA NEL MERCATO E PARAMETRI ZERO – «La fantasia c’è sempre. Cosa dico ai parametri zero? Che l’Inter ha tanta storia».

DOPO LA CHAMPIONS VENGONO PIÙ VOLENTIERI? – «Questo è vero, nel senso che è stato un momento in cui l’Inter era un po’ nel dimenticatoio da parte di tanti giocatori, ora è vero che c’è tanta attenzione nei confronti di questa società, oltre alla sua storia».

SUL MERCATO DI GENNAIO – «Non so, dipende da come andremo. Oggi è prematuro, certamente l’attività di monitoraggio va avanti, con Piero Ausilio, con lo scouting che facciamo. La lista c’è sempre. Taremi? Facciamo così: di mercato non parliamo».

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