Marotta al Festival dello Sport: «Sto bene all'Inter, con Zhang parleremo del rinnovo»
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Marotta al Festival dello Sport: «Sto bene all’Inter. Sui rinnovi, scudetto e Conte…»

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Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, parla dal palco del Festival dello Sport a Trento: le sue dichiarazioni

(- dal nostro inviato a Trento, Enrico Callovini) Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, parla dal palco del Festival dello Sport a Trento. Internews24.com riporterà integralmente le dichiarazioni del dirigente nerazzurro.


SCUDETTO – «Quando abbiamo raggiunto la matematica certezza dello scudetto è stato un grande momento, una sorta di liberazione per aver raggiunto un obiettivo sicuramente difficile».

MOMENTO DECISIVO – «Un momento preciso non c’è stato, ma devo dire che la grande valutazione è stata fatta nella vittoria contro la Juventus, li abbiamo capito che potevamo essere protagonisti e, addirittura, abbiamo capito che potevamo arrivare lontani e ci siamo arrivati. Il merito è di tutti».

ELIMINAZIONE CHAMPIONS – «La differenza tra la Champions e il campionato è che la prima è un torneo legato a partite quasi a eliminazione diretta e, quando vai a giocare, devi essere nelle condizioni migliori. Devo dire che non sempre le vittorie in Europa rappresentano la più forte, a differenza del campionato dove vince chi sicuramente è stato il migliore. Eravamo rammaricati dopo l’eliminazione, ma abbiamo spostato tutte le energie verso l’obiettivo dello Scudetto, e tutto quello che porta dietro, ovvero vedere tutti i tifosi dell’Inter festeggiare».

CONTE – «La decisione finale di dirsi addio è stata frutto di conversazioni fatte nei giorni precedenti. Fa parte dello sport, della vita e se una persona decide di interrompere un rapporto bisogna avere rispetto, e noi dobbiamo guardare avanti con ottimismo, perchè le società rimangono, mentre calciatori e allenatori passano».

INZAGHI – «La decisione di Conte non è stata così prevedibile, ci ha spiazzati. In quelle occasioni devi agire tempestivamente e abbiamo individuato – fortunatamente -, un giovane allenatore con un percorso significativo come Simone Inzaghi, che stava per rinnovare con la Lazio. La tempestività mia e di Ausilio è stata quella di bloccare il rinnovo con la Lazio e presentare il nostro programma».

ERIKSEN – «Sicuramente è stato un momento drammatico, passare dal vedere una bella partita al vedere un giocatore che conosci crollare a terrà così. Anche qui, per fortuna, siamo stati tempestivi a ricevere informazioni visto che il dottor Volpi si è messo subito in contatto con i medici danesi e ha avuto una prima diagnosi immediata, anche se non era facile, visto che anche oggi ancora non si hanno certezze. La cosa più bella è che Christian ha dato segni di risveglio. Il vuoto lasciato nel club è del tutto relativa e secondaria rispetto alla sua salute. Sul suo recupero è difficile fare ipotesi ora, siamo in una fase in cui attendiamo l’evolversi della situazione. Siamo in contatto con lui e con i medici e al momento opportuno valuteranno quale sarà il futuro a livello calcistico».

LUKAKU – «La mia esperienza dice che non bisogna mai fidarsi di niente e prepararsi a tutto. Lukaku ha manifestato l’interesse di essere ceduto al Chelsea, e davanti a una situazione così non potevamo non accettare e rispettare la sua volontà. Si è iniziato un percorso di trattativa, dove abbiamo fatto il nostro prezzo e da subito abbiamo pensato alle alternative. Non mi sono assolutamente sentito tradito, anche perchè comunque è stato un grosso introito per le finanze del club e abbiamo realizzato una bella operazione».

DZEKO – «Quando pensi a una sostituzione devi avere pronta anche una lista di eventuali opzioni. E’ normale che ci sono obiettivi che possono essere raggiunti e altri che non possono. Come management dobbiamo bussare alla porta della società che ha quel determinato giocatore e vedere cosa rispondono. Dzeko volevamo prenderlo già l’anno scorso e, grazie anche alle circostanze favorevoli del mercato – la promessa del presidente della Roma -, l’attaccante è arrivato di fatto gratuitamente».

VLAHOVIC – «Lo considero un grande talento, però ci siamo trovati in una trattativa impegnativa dove non si poteva arrivare a una conclusione. Lui era il secondo obiettivo dopo Dzeko, sarebbe stato ideale anche per una questione anagrafica».

FUTURO – «Sicuramente la pandemia ha accentuato una situazione di grande sofferenza in cui tutti i club italiani si trovavano. In media, Inter, Milan e Juve, hanno perso un totale di circa un miliardo di euro insieme. Il modello attuale non da quindi garanzie e dovevamo trovare dei rimedi, e credo sia giusto non dipendere direttamente sempre dall’azionista. Devo sottolineare come la famiglia Zhang ha profuso circa 700 milioni di euro, ed è normale che prima o poi si debbano rivedere alcune situazioni. Il compito del management è quello di conciliare gli aspetti sportivi con quelli economici finanziari. Quest’anno siamo sicuramente tranquilli grazie alle due cessioni (Lukaku e Hakimi)».

CESSIONI FUTURE – «Posso escludere altre cessioni importanti, certamente. Voglio tranquillizzare i tifosi che l’Inter esiste ed esisterà nel futuro. Se questa squadra ha un obiettivo credo che possa raggiungerlo».

PARTNER DI SUNING – «Queste sono valutazioni che riguardano l’azionista, ma da uomo di calcio posso dire che, secondo la mia esperienza, la maggioranza deve essere nelle mani di una famiglia o un’azienda, altrimenti si rischia di fare confusione nella quotidianità. Il fatto di poter vendere parte delle quote ci sta, ma non credo che sia il viatico migliore per risolvere i problemi».

SPALLETTI – «Quando abbiamo deciso di ingaggiare Conte, lo abbiamo fatto perchè ci è stato dato l’input dalla proprietà di diventare competitivi per vincere lo scudetto».

CALCIATORI – «Devo dire che i calciatori non hanno ancora capito il momento, vivono in un mondo fatto d’oro. Loro sono dei ragazzi, anche molto giovani, che vanno educati da questo punto di vista. Questo però fa parte di ogni comunità e sta a noi informarli. Noi siamo stati comunque uno dei pochi club che hanno rispettato nella totalità i contratti, pagando tutto. Lo abbiamo fatto alla luce delle performance fatte nelle ultime due stagioni. Ricordiamo che la stagione trionfante dello scorso anno è nata da quella precedente, dove abbiamo fatto una finale di Europa League».

COVID – «Io e Adriano Galliani abbiamo rischiato la vita quando ci siamo ammalati di Covid, anche se lui è stato peggio di me. In quei momenti apprezzi davvero la vita e cerchi di godere la bellezza di essere in vita».

BARELLA – «Nicolò è uno degli esempi che da talento è diventato un campione. E’ riuscito ad affermarsi sempre di più. Siamo davanti a un vero campione ed è giusto anche gratificarlo dal punto di vista economico. Diciamo che nelle prossime settimane ci incontreremo. Capitano? Si, sarebbe molto bello, anche perchè Handanovic diciamo che è più avanti con gli anni. Lui deve dimostrare di avere capacità anche umane per essere leader».

PROSSIMI OBIETTIVI – «Vincere paradossalmente è più facile che rifarlo. Le aspettative dei tifosi sono ovviamente quelle di vederi come i campioni da battere, e siamo felici di esserlo. Siamo l’Inter, dobbiamo avere un’asticella alta, ma essendo uno sport dove si combatte con altre squadre, devi anche capire cosa rappresenti e cosa gli altri rappresentano. Se noi investiamo 100, ma le altre 150 o più, è facile siano più forti di noi. In Champions dobbiamo capire ancora chi sia la più forte e in campionato c’è una griglia di squadre definite “le 7 sorelle”, con il Napoli in prima fila. E’ prematuro fare una valutazione definitiva. Io temo di più chi ha la cultura della vittoria, quindi squadre come Juve e Milan».

OSIMHEN – «Osimhen è stato un acquisto oneroso, ma non era uno sconosciuto. Tanti club avevano puntato su di lui ma poi ci sono circostanze che ti portano a seguire una piuttosto che un’altra strada. Lo conoscevamo, ma stavamo seguendo altre piste».

ICARDI – «Non voglio criticare chi ha gestito prima di me l’Inter, e sicuramente Icardi era un gran talento, ma è stato investito di responsabilità quando non era ancora al pieno delle capacità, e parlo della fascia da capitano. E’ un ragazzo che si è sempre comportato bene e la scelta è stata fatta per altre motivazioni».

PASSAGGIO DA JUVE A INTER – «Devo dire che mi sono meravigliato anche io della velocità con cui è stato fatto il passaggio. Il giorno dopo l’addio alla Juve, Zhang mi ha mandato un messaggio invitandomi a un colloquio. Io avrei anche voluto riposare, ma c’è stata questa opportunità che ho colto immediatamente perchè l’Inter è una società importantissima. Mi sono buttato in questa realtà con le caratteristiche che mi porto dietro da 40 anni. In questa nuova avventura sono partito presentando un progetto alla società, che lo ha sposato nonostante fosse al momento difficile. Lasciare a casa Spalletti, con due anni di contratto, per prendere un altro allenatore, è stata una scelta coraggiosa».

RIVERA – «Avevo il poster di Rivera perchè da piccolo giocavo nel suo ruolo, e mi piaceva rivedermi in lui. Però ho capito che avevo dei limiti tecnici e ho smesso di giocare. Il mio sogno però è sempre stato quello di svolgere un ruolo dirigenziale».

RICONFERMA DELLO SCUDETTO – «Io credo che questa squadra possa confermare lo scudetto. Vogliamo regalare ai tifosi la seconda stella».

RECOBA – «Quando ero al Venezia presi in prestito dall’Inter Recoba, che ci aiutò a salvare. Noi dovevamo prendere un giocatore e con il presidente Zamparini si decise di prendere Orlandini del Parma. Chiamai Oriali per accordarci ma all’ultimo mi disse che aveva chiuso con il Milan. Casualmente mi chiamò Regalia e gli dissi che ero in difficoltà. Lui mi rispose segnalandomi Recoba. Chiamai Zamparini e gli dissi di Recoba. Parlai con Mazzola e riuscì a chiudere l’operazione».

INTER – «Ernesto Pellegrini voleva portarmi all’Inter già diversi anni fa, perchè cercava un profilo giovane come il mio, ma alla fine non si concluse nulla. Adesso ricordo sempre a Ernesto che se avessi accettato mi sarei sicuramente bruciato, perchè non avevo l’esperienza che ho oggi».

RIMPIANTO DI MERCATO – «Se dovessi dirne uno l’ultimo è stato alla Juventus. Potevamo prendere Haaland, ma purtroppo dovevamo andare fuori budget. Potevamo davvero prenderlo per poco e ora è sicuramente un profilo tra i più importanti. In Italia? Non credo potrai mai arrivare, perchè ad oggi l’Italia è un campionato di transizione e non uno dove i calciatori vogliono arrivare e restare. Per questo noi adesso dobbiamo agire di fantasia».

CRISTIANO RONALDO – «Contrario? No, io ho espresso la mia valutazione. Un campione così lo vorrebbero avere tutti in squadra. Lui impersonifica la professionalità. Bisogna però anche collocare un giocatore così in un posto dove, in quel momento, c’erano da gestire altri aspetti. Però non sono mai stato contrario».

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HAKIMI – «Se Lukaku fosse partito prima Hakimi restava? Quando i giocatori sono allettati da ingaggi più importanti spesso e volentieri ti dicono che vogliono andare. Il PSG è una corazzata, sia dai nomi che economicamente, sarebbe stata dura trattenerlo».

POGBA – «Rivederlo in Italia? Molto difficile. Ingaggiarlo è molto complicato, anche se adesso c’è il decreto crescita che ci ha aiutato a diminuire il costo del lavoro per chi arriva dall’estero».

DYBALA«Poteva venire all’Inter, si. E non ha ancora firmato comunque (ride ndr). Poteva diventare nerazzurro quando si parlava di uno scambio tra Icardi e lui».

LAUTARO – «Lautaro sta dimostrando con i fatti di essere un calciatore che rappresenta presente e futuro. Mi auguro che il futuro sia all’Inter e a breve annunceremo il suo rinnovo, che è molto importante».

PROMESSA – «Posso dire con grande orgoglio e certezza che l’Inter continuerà a veleggiare in alto e in una tranquillità economico finanziaria. Il modello che noi vogliamo attuare è quello di investimenti razionali e ragionevoli. La famiglia Zhang vuole ancora andare avanti con il club, lo posso dire con grande certezza».

ALLENATORI – «Chi sceglierei di nuovo? Direi Conte, che è stato il più vincente di tutti, e vincente soprattutto attraverso una crescita, sia di squadra che sua. Posso dire che nella mia vita ho dovuto congedare allenatori bravissimi dal punto di vista umano, ma che non erano vincenti. Io credo che più uno è vincente, più è scomodo. Conte è innegabile che sia un allenatore “cazzuto”, però ha dimostrato di essere vincente, esigentissimo e che cura i particolari, che trasmette la cultura della vittoria come pochi. Inzaghi, per quello che ho conosciuto, sta ricalcando quel profilo. E’ stata la scelta migliore per noi».

RINNOVO – «Mi trovo molto bene all’Inter. Io e tutti i dirigenti ne abbiamo parlato con Zhang e, quando arriverà in Italia, parleremo bene del futuro, ma i presupposti sono tutti positivi. Con assoluta certezza posso dire che, dopo l’esperienza con i nerazzurri non starò più in nessun club».

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