Marciniak, bastano le scuse?

Quanto è coerente lasciare a Szymon Marciniak la finale da parte della UEFA, che da anni sostiene la campagna #noracism?

Szymon Marciniak, 42 anni, polacco, fischietto della finale Argentina-Francia in Qatar, e designato per la finale di Champions City-Inter è senza dubbio l’attuale numero uno della classe arbitrale europea.

Giusto quindi che in vista della partita di Istanbul il capo degli arbitri Rosetti abbia pensato a lui.

Che cos’è successo nelle ultime ore però è noto: Marciniak ha partecipato a un evento di Slawomir Mentzen a Katowice. Chi è Mentzen? Un controverso politico, con le idee chiare. I suoi “Cinque punti della Confederazione” sono espliciti: “Siamo contro ebrei, gay, aborto, tassazione e l’Unione Europea“.

È chiaro che a un arbitro si debba soltanto chiedere lucidità di giudizio in campo, ma in questo specifico contesto è giusto chiedersi: bastano le scuse che Marciniak s’è precipitato a dettare alle agenzie di stampa: “Dichiaro di non aver mai sostenuto o legittimato alcun partito, organizzazione politica o singolo politico e mi dissocio chiaramente da qualsiasi visione, dichiarazione e azione estremista, razzista o antisemita”?

Quanto è coerente da parte della UEFA, che da anni sostiene la campagna #noracism, affidare il più importante evento dell’anno a una persona che partecipa da invitato d’onore a un convegno organizzato da un movimento omofobo e antisemita? Consapevole o inconsapevole, Marciniak ci ha partecipato e ha portato notorietà a Mentzen. Quella che si sta amplificando in queste ore, attorno alla figura del controverso politico polacco.

O dobbiamo pensare che la UEFA non ha sottomano un sostituto adeguato? L’unico papabile potrebbe essere Del Cerro Grande, ma è già stato assegnato alla finale di Conference. Toglierlo da quella direzione per assegnargli la Champions sarebbe una dichiarazione di resa per l’intera classe arbitrale UEFA.

Comunque la si rigiri, un brutto preambolo per la finalissima di Istanbul.