GdS- Inter: Chivu si scalda, lo scenario e i problemi
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GdS- Inter: Chivu si scalda, lo scenario e i problemi

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La Gazzetta dello Sport propone un focus sull’Inter, con la possibilità che Chivu subentri a Inzaghi sulla panchina nerazzurra

Con la firma di Davide Stoppini, la Gazzetta dello Sport scrive un focus tutto nerazzurro, alla luce delle recenti prestazioni disastrose. Qualora Inzaghi venga esonerato prima della fine della stagione, Chivu sarebbe pronto a subentrare?

INTER, CHIVU SI SCALDA

E’ che ormai i day after dell’Inter hanno perso significato. Su cosa ancora lavorare? Cosa di ancora capire? Quali corde toccare? E allora sì, i dirigenti hanno pranzato con Simone Inzaghi, dopo aver assistito all’allenamento. Ma non è giusto parlare di confronto del giorno dopo, né di processo. Il quadro è chiaro: siamo ad aprile, in campionato siamo alla doppia cifra di sconfitte, la qualificazione alla prossima Champions non è mai stata così a rischio come oggi. E allora meglio provare ad aprire l’ombrello. Meglio tamponare, cercando di tranquillizzare e stimolare il gruppo di lavoro.

Ricordando in profondità quanto sia importante l’ombrello. Meglio tamponare, cercando di tranquillizzare e stimolare il gruppo di lavoro. Ricordando in profondità quanto sia importante entrare tra le prime quattro posizioni della classifica. Per la società, certo. Ma anche per quei giocatori che hanno già raggiunto un accordo di massima sul rinnovo di contratto – leggi Dzeko, De Vrij, Calhanoglu -, ma che senza la Champions vedrebbero tornare tutto in discussione.

INVERSIONE DI ROTTA

L’Inter vuole un’inversione di rotta immediata, da Inzaghi e dalla squadra. L’Inter tutta, dal presidente Zhang in giù. Le prossime tre partite sono decisive per la situazione del tecnico: in caso di doppia sconfitta nelle due coppe con Juventus e Benfica, e pure in presenza di un risultato non soddisfacente a Salerno venerdì, l’esonero sarebbe più che probabile. E sarebbe davvero una mossa estrema, dovuta a quel punto alla convinzione di non poter invertire la rotta in altro modo. Ed è una rotta che in campionato è da zona retrocessione: tre sconfitte consecutive di cui due in casa, quattro k.o. nelle ultime cinque partite, un vantaggio di cinque punti sulla quinta in classifica (che alla 23a giornata era la Lazio) gettato al vento.

LA SOLUZIONE

Ci sarebbe il problema della sostituzione. Ovvio che i dirigenti, nel caso, non avrebbero altra scelta che una soluzione-ponte, così da poter decidere con calma il tecnico del futuro. Scelta che, come scriviamo in altra pagina, dipenderà dalla qualificazione o meno alla prossima Champions. Nell’immediato, l’Inter sarebbe quasi costretta a guardare in casa: chi accetterebbe di guidare i nerazzurri solo per due mesi? Ecco perché il favorito, in caso di tracollo di Inzaghi, è Cristian Chivu, attuale allenatore della Primavera, l’anno scorso campione d’Italia. È un profilo peraltro molto apprezzato dalla dirigenza, che in passato non esitò a promuoverlo dopo la prima esperienza nell’Under 17.

I PROBLEMI

È una soluzione limite, per intendersi. Ma solo il fatto che l’Inter la tenga in considerazione, dà l’idea di quanto in casa nerazzurra considerino grave il momento e a rischio l’obiettivo più sentito, il quarto posto. Soprattutto, quanto ormai siano profondamente scettici sul fatto che la direzione possa essere cambiata. Inzaghi ha otto giorni di tempo – da domani fino all’11 aprile – per un’inversione a U, per rimettere in carreggiata un’auto che in campionato è finita fuori strada troppe volte.

Ed è il campionato il torneo intorno al quale la dirigenza ha formato il suo giudizio. Certo, il cammino in Champions non può essere ignorato. E di sicuro non si potrà farlo se l’Inter dovesse pure arrivare in fondo alla competizione. Ma è sul lungo periodo, sulle gare a tappe, che si misura il lavoro di un tecnico. E qui sono tanti i capi d’accusa che vengono mossi all’allenatore, troppo spesso ricaduto intorno agli stessi errori.

L’inter di Inzaghi ha vissuto nella scia di quella di Conte fino al derby di ritorno della scorsa stagione. Poi, non si è più ritrovata. E non si sono ritrovati i giocatori, che si confrontano – racconta chi frequenta Appiano quotidianamente – con uno staff tecnico non così esperto ad alti livelli, con metodologie di lavoro che non sono mai particolarmente piaciute. E in questo caso il parallelo con l’era Conte è evidente.

La squadra soffre lunghi periodi di appannamento dal punto di vista atletico. E sul piano della leadership, l’altro appunto che viene mosso al tecnico è sull’aspetto motivazionale. E ancora: la comunicazione, la gestione fisica di Lukaku, le gerarchie fissate e mai messe realmente in discussione, l’insistenza su alcuni big (l’ultimo Brozovic, ad esempio). Tutti punti intorno ai quali dirigenti e allenatore hanno avuto di confrontarsi lungo questa stagione. Ma aprile non è più il tempo di parlare, ormai. Servono fatti, in un senso o nell’altro.

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