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Zenga: «Juve-Inter? Ecco il mio ricordo più bello, a Chivu dò un consiglio»
Le parole di Walter Zenga, ex portiere, sulla prossima sfida dell’Inter di Chivu sul campo della Juve. Tutti i dettagli in merito
A pochi giorni dal Derby d’Italia contro la Juventus, a riaccendere la memoria dei tifosi interisti ci ha pensato Walter Zenga, uno dei simboli più amati della storia nerazzurra. Intervistato da La Repubblica, l’ex portiere ha raccontato le emozioni vissute in prima persona nelle grandi sfide contro i bianconeri, senza risparmiare anche un consiglio al tecnico Cristian Chivu, chiamato a vivere per la prima volta questa rivalità da allenatore.
Zenga ha individuato nel suo esordio assoluto la partita più emozionante: «Il più bello fu il primo in Coppa Italia. Parai un rigore a Paolo Rossi. Perdemmo 2-1, ma che emozione, a 23 anni, difendere la porta del club per cui tifavo da bambino». Una notte che segnò l’inizio della sua lunga storia con l’Inter.
Non mancano i ricordi più dolorosi: «Quello che ancora mi toglie il sonno? Un pareggio per 1-1 a San Siro. Parai un rigore a Platini, ma la gioia durò un secondo: Michel segnò sulla respinta». Momenti che raccontano la magia e al tempo stesso la crudezza del Derby d’Italia, dove un episodio può cambiare la storia di una partita.
Il consiglio a Chivu e l’orgoglio per i soprannomi
Zenga ha voluto anche rivolgere un messaggio diretto a Chivu, oggi alla guida dei nerazzurri: «Quando si prende una squadra, non si può continuare sulla vecchia strada. Devi metterci del tuo». Un consiglio che sa di esperienza e di percorso personale, rivolto a chi sta cercando di costruire un nuovo ciclo all’Inter.
Non sono mancati i racconti legati ai soprannomi che hanno accompagnato la sua carriera. Quello di “Uomo Ragno” nacque quasi per caso: «I giornalisti mi chiesero della mia esclusione dalla Nazionale e io cantai Hanno ucciso l’Uomo Ragno degli 883, cambiando le parole: “forse Sacchi, Matarrese, Carmignani, chi lo sa”».
Ancora più prestigioso il soprannome datogli da Gianni Brera, che lo definì “deltaplano”: «Ne vado fiero. Il soprannome di Brera è una consacrazione. Lo incontravo in una trattoria vicino alla Rai, in corso Sempione a Milano. Un uomo eccezionale».
Zenga e il presente
Alla domanda se sogni ancora la panchina dell’Inter, Zenga ha risposto con la schiettezza di sempre: «Non ho più sogni, vivo il presente». Una frase che fotografa la filosofia di un campione che ha scritto pagine indimenticabili della storia interista e che, ancora oggi, resta un punto di riferimento per i tifosi.
