Zenga: «Errore di Donnarumma? Quante ca****e, io lo assolvo»
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Zenga: «Errore di Donnarumma? Quante ca****e, io lo assolvo»

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L’ex portiere dell’Inter, Walter Zenga, si è espresso così su alcuni temi della Nazionale italiana tra cui le critiche subite da Donnarumma

Intervistato dal Corriere dello Sport, l’ex portiere dell’Inter, Walter Zenga è intervenuto così sulle critiche nei confronti di Donnarumma e su altri temi legati alla Nazionale di Spalletti.

DONNARUMMA HA SBAGLIATO? – «Facile a dirsi a posteriori. Gigio ha sbagliato. E il primo a saperlo è proprio lui. Perché se prendi gol sul tuo palo, su punizione, hai sempre qualcosa da rimproverarti. Di errore si tratta, condizionato però dalla balistica di un tiro molto preciso e molto veloce».

INGENUITÀ? – «A bocce ferme possiamo dire di sì. Ma in campo le cose vanno diversamente da come si vedono in televisione. La forza di un grande portiere è di mettere un punto e ripartire».

MANO DI RICHIAMO? – «Donnarumma è alto un metro e novantasei. Vicario uno e novantatré. Sommer solo uno e ottantatré. La loro apertura alare è del tutto differente. Non c’è, su una palla simile, una tecnica valida allo stesso modo per tutti e tre. I più bassi usano la mano di riporto per allungarsi di più, ma non è una religione. Sceglie l’istinto di chi sta in mezzo ai pali, con tutta la sua responsabilità. Per questo dico: non sparate su Gigio. Io lo assolvo».

GIOCARE IN FRANCIA GLI FA MALE? – «Cazzate, e non si offenda se uso questa parola. Elmas era a diciassette metri, ha visto l’angolo e ha calciato fulmineo con tutta la forza e con tutto l’effetto che un bravo calciatore può imprimere al pallone. Se finiva in porta, era imparabile. Non si può trarre un teorema da singoli episodi. Se Benzema gli ruba il pallone fallosamente e fa gol, non si può dire che Gigio non sappia giocare con i piedi. Questo è un modo di raccontare il calcio che sconfina nel pregiudizio».

DA BUFFON A DONNARUMMA, CHE DIFFERENZA – «Ma quanti errori ha fatto Buffon nella sua carriera? Se facessimo una ricerca mirata, ne scopriremmo tanti. Perché più giochi, più errori fai. Questa è l’unica banale verità. Prenda Maignan, che è uno dei più forti che abbiamo in Serie A. L’anno scorso in un paio di occasioni ha commesso errori banali. Lo stesso si può dire di Onana».

SE FUI IO A CHIEDERE CHE IL PREPARATORE DEI PORTIERI FOSSE UN EX PORTIERE? – «Sì, al mio arrivo all’Inter. Venivo dalla Samb, dove c’era un preparatore, Piero Persico, che mi allenava con le palline da tennis in spiaggia, e lavorava sui gesti atletici più difficili. Per esempio, la parata con salto all’indietro sui cross che ti scavalcano. A Milano il vice di Marchesi, Alberto Delfrati, metteva dieci palloni sul limite dell’area e ti sparava addosso pallonate pazzesche. Pretesi che prendessero Castellini. E fu un’altra musica».

INVOLUZIONE SUBITA AL PSG? – «Non è così, anzi. Le palline da tennis sono state sostituite da allenamenti più mirati e più scientifici rispetto ai tempi miei e di Tacconi, soprattutto nei grandi club. Se un calciatore come Buffon vince il titolo di miglior portiere del mondo cinque volte tra il 2003 e il 2017, vuol dire che la cura della persona, l’alimentazione, le metodologie e i materiali d’allenamento sono sempre migliorati, perché altrimenti non si resta a certi livelli per quattordici anni. Noi andavamo in campo ancora con i pantaloni della tuta per non sbucciare le ginocchia, oggi i portieri giocano in campi da biliardo. Nei grandi club si evolve, non si involve».

COME SI RECUPERA DA UNO SCIVOLONE? – «L’unica cosa da fare è togliersi di dosso quello che è successo, scrollarselo con le parole e i pensieri, e tornare a giocare. Questo è un professionista. Dopo quella delusione, ho vinto di nuovo il titolo di portiere migliore del mondo, la Coppa Uefa, e ho vestito ancora la maglia azzurra. Così ha fatto Bobo Vieri dopo aver fallito il gol a porta vuota in Corea. Così farà Gigio martedì a Milano contro l’Ucraina».

SULLE DIFFICOLTÀ DI TORNARE A SAN SIRO – «Lo conosco, ha una freddezza che sa gestire l’emozione. Comunque è meglio essere insultati che ignorati. Donnarumma a ventiquattro anni ha giocato già trecento partite. Ne giocherà ancora almeno il doppio. Dell’errore di Skopje non parleremo più».

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