Zanotti si racconta: «L'idolo Zanetti, le emozioni per l'esordio…»
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Zanotti si racconta: «L’idolo Zanetti, le emozioni per l’esordio, la passione per l’Inter e il mio futuro. Vi dico tutto»

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L’esterno di proprietà dell’Inter, Mattia Zanotti, in prestito al San Gallo, si racconta e ripensa al suo esordio in maglia nerazzurra

Intervistato da gianlucadimarzio.com, Mattia Zanotti si racconta a 360°, partendo dalla sua fede interista, i primi passi in Primavera e poi l’esordio all’Inter. L’esterno si trova in prestito al San Gallo, ma in estate farà rientro in nerazzurro. Poi il club dovrà decidere quale sarà il suo futuro (si parla di un possibile inserimento come contropartita nell’operazione Gudmundsson col Genoa).

FEDE INTERISTA – «La mia famiglia ha sempre tifato Inter e mi hanno passato questa passione. La prima volta che sono entrato al centro sportivo avevo 14 anni, mio papà era quasi più emozionato di me».

CHIVU – «In primavera ho avuto Chivu come allenatore. Mi ha insegnato tanto. Faceva il mio ruolo, gli ho sempre chiesto tanti consigli: è un bravo allenatore, trasmette tanta grinta».

L’IDOLO ZANETTI E IL SOPRANNOME ‘TRATTORE’ – «Zanetti è il mio idolo, viverlo ogni giorno come vice presidente fa un effetto incredibile. In prima squadra mi prendevano in giro per la somiglianza del cognome. E quindi hanno iniziato a chiamarmi ‘Trattore’».

L’ESORDIO ALL’INTER – «La sera prima mi aveva avvertito il team manager della Primavera. E’ successo tutto di fretta, è stato incredibile: sembrava tutto magico, quasi un film. Cercavo di rubare qualcosa da tutti, ma in particolare da chi giocava nel mio ruolo. Guardavo Dimarco, Darmian, Dumfries, Bellanova. Mi aveva mandato a scaldare e il preparatore mi diceva: ‘Guarda che entri eh’. L’ho scoperto al momento, era una delle prime convocazioni in prima squadra e non ci speravo proprio».

IL PRESTITO AL SAN GALLO – «La chiamata è arrivata prima del Mondiale Under 20. Feci una call col direttore e con l’allenatore e sentii subito grande fiducia. Poi volevo provare un’esperienza diversa, in un campionato straniero. Rifarei la stessa scelta, c’è un ambiente incredibile. Lasciare casa e andare in un contesto diverso ha fatto un effetto particolare. Vedevo sempre le stesse persone da 5-6 anni, è stato un cambio drastico. E’ stato difficile all’inizio, poi però è andata meglio. Casa, però, manca sempre…».

FUTURO – «Non vivo di sogni. Non so cosa ci sarà, so solo che dovrò lavorare ogni giorno per arrivare dove voglio».

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