2022
Sabatini si racconta: «Addio Inter? Il più grande errore della mia vita»

Il direttore sportivo della Salernitana Walter Sabatini ha parlato della sua nuova sfida, ma anche del suo passato all’Inter
Il direttore sportivo della Salernitana Walter Sabatini ha parlato della sua nuova sfida, ma anche del suo passato all’Inter: le sue parole al Corriere dello Sport.
SALERNITANA – «Ero terrorizzato all’idea di retrocedere, paura tutt’ora attiva. Non sono mai retrocesso nella mia vita. Ha prevalso il senso della sfida. Di atti incoscienti ne ho fatti tanti. Perché non farne un ultimo? Credo ciecamente nella salvezza».
PIRLO – «Era un’ipotesi. Non decollata, non per colpa sua. Ero alla ricerca di entusiasmo. Pretendevo entusiasmo. Era difficile, mi rendo conto. I dubbi prevalenti di Andrea erano legittimi».
BOLOGNA – «Userò una citazione da Troisi: Pensavo fosse amore e invece era un calesse. Sono stato dimesso da Saputo dopo una brutta sconfitta in casa. Gli avevo comunicato che ero a sua disposizione per qualunque decisione volesse prendere. La mattina dopo è venuto in ufficio: è meglio che le nostre strade si dividano. Spiegazione? L’unica è che gli stavo sul cazzo. Perché, complessivamente, sono un uomo che sta sul cazzo, alle persone, spesso ai presidenti».
MIHAJLOVIC – «Uomo meraviglioso. Insospettabilmente sensibile e tenero. So che è anche un ottimo allenatore».
ESONERO DOLOROSO – «Tutti. Quando si esonera un allenatore è sempre una sconfitta personale. In assoluto, dico Rudi Garcia. Ma era un esonero inevitabile e giusto, aveva perso la spinta, l’appeal con la squadra».
SPALLETTI – «Mi spiace averlo detto, non si danno bastonate a chi sta fermo, mi ha dato fastidio averlo fatto. Ma era la verità. Se prendo Spalletti un mese prima, forse vinco il campionato con la Roma. Quell’anno aveva fatto 87 punti. È sotto gli occhi di tutti. Nonostante un presidente che non gli concede tutto quello che gli serve. La convivenza con De Laurentiis non deve essere semplicissima».
ADDIO INTER – «Il più grande errore professionale della mia vita. L’accettare una richiesta interna che prevedeva io fossi fuori dall’organigramma. Non so. Un errore tragico, il mio. Dovevo rescindere il contratto prima di cominciare. Una situazione insostenibile».
DZEKO – «Orrido. Io ho solo pensieri stupendi per lui. Gli auguro sempre il meglio. I tifosi della Roma non hanno capito che erano due o tre anni che lo volevano cacciare».
INSIEME A MOURINHO – «Come ti può venire in mente? Mourinho è un teatrante di successo, io invece voglio fare il calcio vero. Lui potrà rispondere che ha vinto tutto e io niente. Avrebbe ragione, ma non cambio la mia risposta. Lui va bene per un certo tipo di squadra, un certo contesto, un certo tipo di obiettivo».
