Hanno Detto
Petrachi svela il retroscena: «Avevo preso Lautaro dal Racing per 7 milioni. Dzeko? Era già fatta con l’Inter ma dissi una cosa a Conte»

Il nuovo direttore sportivo del Torino, Gianluca Petrachi, svela i retroscena legati a Lautaro e Dzeko relativi ai tempi alla Roma e al Toro
Intervenuto come ospite al podcast DoppioPasso, il direttore sportivo del Torino, Gianluca Petrachi, svela due retroscena di mercato legati a Lautaro Martinez e a Edin Dzeko, entrambi con l’Inter.
LAUTARO? – «Lo avevo preso a 7 milioni dal Racing, in Argentina, ma ci volevano 3 milioni di commissioni. All’epoca l’agente era il fratello di Zarate e aveva rapporto con Alessandro Moggi. Andò lui in Argentina, ma noi lo vedemmo al Mondiale. Volevo prendere lui e Lyanco, il centrale di difesa e poi lo prendemmo. I 3 milioni di commissioni per noi erano troppe, noi non pagavamo quelle cifre di…: c’era proprio una politica. Sì, alla fine non riuscirono a portarmelo e dopo 4-5 mesi fu comprato a 18-20 milioni dall’Inter. Ti ripeto all’epoca i giocatori pagati di più erano stati acquistati per 5 milioni, 5 milioni e mezzo. L’unico che avevamo pagato 7 milioni o 6 milioni e mezzo era Cerci della Fiorentina. Cioè 3 milioni di commissioni, quelle mi ammazzavano».
DZEKO – «Non ho fatto andare Dzeko all’Inter, era già quasi una operazione chiusa, quando arrivai io e dissi no, Dzeko non si muove. Sì, doveva andare dal mio amico Antonio Conte. Gli ho detto: “Inutile che ti mangi la testa, non te lo do”. L’idea di lavorare con Conte e di andare all’Inter è una cosa, anche perché lì gli facevano un contratto diverso. Io gli dissi guarda che non l’ho mai fatto, ma con te lo voglio fare perché per me rappresenti un giocatore troppo importante in questa Roma. Ti do gli stessi soldi che ti dà l’Inter, tu che fai? Rimango alla Roma. È uscito fuori l’uomo perché poi è diventato un ragazzo straordinario, un ragazzo eccezionale.
Mi è stato anche tanto d’aiuto nello spogliatoio, un ragazzo serio. Alla Roma l’hanno capito un po’ in ritardo, perché a volte accade, no? Qualche gol l’aveva anche sbagliato, anche qualcuno di clamoroso, ma ne ha fatti fare tanti. È un giocatore che comunque si trovava sempre, è un giocatore che spostava l’equilibrio. Anche nell’Inter fece la differenza. E poi alla fine riuscirono a prenderlo quando andai via io, no?».