Mourinho ricorda: «Sono sempre stato più di un allenatore»
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Mourinho ricorda: «Sono sempre stato più di un allenatore, voglio ripartire. All’Inter…»

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L’ex allenatore dell’Inter e della Roma, José Mourinho, ripercorre le tappe della propria carriera ed esprime la voglia di ripartire

Intervistato da Fabrizio Romano per ‘Topps’, José Mourinho ha manifestato la sua voglia di rimettersi in pista dopo la fine dell’avventura alla Roma. Il portoghese ripercorre le tappe della propria carriera, tra cui quella all’Inter.

FUTURO – «Sono pronto a partire, quando smetti per un club a volte hai bisogno di riposo. In questo caso, invece, mi sento bene, sono davvero pronto. Ma non voglio fare la scelta sbagliata, devo essere solo paziente, il mio obiettivo è tornare la prossima estate».

3 FINALI EUROPEE NEGLI ULTIMI 7 ANNI – «Se ci concentriamo sugli ultimi due anni, sono stato l’unico ad arrivare in finale due volte (ride, ndr). Prendo la cosa con divertimento ma anche con orgoglio, specialmente perché l’ho fatto con un club senza storia in Europa (la Roma, ndr). E’ un qualcosa di speciale, quest’anno non farò nessuna finale, ma nella prossima stagione spero di essere l’unico ad aver fatto tre finali negli ultimi cinque anni».

SULL’AFFETTO CHE RICEVO NEI MIEI EX CLUB – «La prima cosa che mi viene da dire è che la cosa più bella che ha il calcio sono i tifosi. Perché i fan spendono soldi per il calcio, qualche volta i soldi che servono alla famiglia. Fanno sacrifici per la passione che hanno per la squadra che tifano. Nel mio caso, al di là dei risultati, anche se ho avuto la fortuna di celebrare dei trofei e di lasciare bei ricordi, i tifosi vedono in me l’impegno, indipendentemente dal club che ho allenato.

Ho dato tutto, alla fine dei conti sono sempre risultato più di un allenatore. In alcuni club, devi essere il coach, il direttore tecnico, l’immagine che difende il club e i giocatori; la gente si rende conto di queste cose. A me piacerebbe essere solo il coach, questo sarebbe lo scenario ideale in una società che ha una gerarchia che mi permette di essere l’uomo che lavora a bordocampo, nello spogliatoio e al centro sportivo. Sono stato il coach all’Inter, lo sono stato al Real Madrid, nella mia prima esperienza al Chelsea e al Porto. In altri club non sono stato il coach, così è difficile. La base della mia relazione con i tifosi di ogni club che ho allenato è che loro hanno visto che sono arrivato, mi sono messo la tuta e ho lottato per loro».

IL MIO RAPPORTO CON LA NAZIONALE PORTOGHESE – «La porta è aperta per il Portogallo. La prima volta che potevo diventare ct è capitata ai tempi del Real, per un ruolo part time, ma Florentino Perez mi disse che era impossibile ed è stato facile per me accettare la cosa. La seconda volta è accaduta alla Roma, e non sono pentito di non averla accettata anche se poi sono stato esonerato dal club. Allenare una nazionale è un obiettivo un domani, poi non sono se sarò felice o meno. Se me lo chiedessero prima di una grande competizione come il Mondiale o l’Europeo, direi di sì. Ma due anni ad aspettare, non lo so… Forse accetterei, ma non so se mi godrei l’esperienza».

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