2023

Mourinho, l’ex Inter ricorda il Triplete: «Abbiamo fatto la storia»

Inter News 24

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Josè Mourinho ha rilasciato una lunga intervista a Sky in cui ricorda il Triplete vinto con l’Inter: ecco cos’ha raccontato

Ospite di Federico Buffa Talks, Josè Mourinho, lo Special One dell’Inter, ricorda il Triplete vinto coi nerazzurri e il suo addio.

ETO’O – «Stiamo vincendo 3-1, mancano 60 minuti per andare in finale di Champions. Gioco contro la squadra più forte del mondo, sto con un uomo di meno. Vogliamo fare i fenomeni o lottiamo fino alla fine e andiamo in finale? Cosa facciamo? Facciamo storia o filosofia? Facciamo la storia, abbiamo fatto la storia»

MILITO- «Bravo ragazzo con l’egoismo sano del numero 9 e l’altruismo delle grandi persone. Ci sono attaccanti i quali, anche se la squadra vince, non sono felici se non segnano loro. Lui non era così. Tatticamente, poi, il nostro modo di giocare era perfetto per lui. Eto’o e Pandev pure hanno lavorato. Con Snjder, Eto’o, Pandev e Milito in campo, devono tutti difendere sennò tu non vinci una partita e loro lo facevano.

Era una squadra di altissimo livello. Questi ragazzi erano straordinari, un gruppo di altissimo livello. Ovviamente, quando vinci un triplete è una cosa storica, fantastica, possibile solo grazie a questo senso di gruppo. Io dico sempre che non ho mai visto una panchina così dal punto di vista umano. Un gigante, gigante nel senso della sua carriera, come Toldo, stava in panchina. Ivan Cordoba stava in panchina, il campione del mondo Materazzi stava in panchina. Dejan Stankovic tante volte stava in panchina. Questa gente, bisogna essere veramente gente di squadra per avere questa empatia collettiva»

ALLENAMENTI- «Erano partite. Tutti erano importanti in quella rosa e lo sapevano. Ricordo la gara contro il Barcellona, la gente era ai limiti della sofferenza e ricordo gente come Cordoba urlare che quella era l’ultima opportunità della loro carriera e tifavano chi stava in campo per incitarli a portarli in finale. Queste sono le vere medaglie per me»

ADDIO ALL’INTER-

«Sono sempre molto onesto con gli altri e con me stesso. Potevo andare al Real Madrid dopo la prima stagione all’Inter, però avevo firmato per restare più di un anno. Avevo un rapporto incredibile non solo con il Presidente ma anche con la moglie e i suoi figli.

Sono andato a casa di Moratti al termine della prima stagione e siamo arrivati alla conclusione che sarei rimasto un anno in più. Non era la vittoria o la sconfitta nella finale di Champions League che avrebbe deciso la mia vita, già lo sapevo cosa avrei fatto e volevo andare al Real Madrid. L’opportunità è arrivata per la seconda volta e ho voluto andare via, era un momento della mia carriera dove mi sono detto che avrei dovuto farlo per forza.

È il club più grande al mondo, non c’è storia ma avevo quella cosa di prendermi lo scudetto della Serie A. Al di là di vincere o non vincere la Champions League, c’era un lavoro di base che sarebbe andato a un altro allenatore, tutto era perfetto. Sarebbe stato più comodo per me restare all’Inter anziché andare in competizione con il Barcellona, avrei vinto un altro scudetto facile, saremmo andati a prendere la medaglia di campioni del Mondo per club ma per me non avrebbe avuto significato.

I giocatori intelligentissimi sapevano già cosa avrei deciso, dopo la finale di Champions League non sono tornato a Milano perché avevo paura che le emozioni avrebbero potuto cambiare e non sarei più andato al Real Madrid. Ho rifiutato di firmare il contratto con il Real Madrid prima della finale contro il Bayern Monaco, però ho avuto paura di tornare a Milano per le emozioni»

MORATTI- «Il suo sogno era casa sua, la coppa è stata a casa sua per qualche giorno. Io ho avuto una gioia personale tremenda di vincere un’altra Champions ma sapere che, per lui, quello era il suo sogno, il suo investimento, sia economico, sia emotivo, è stato incredibile. Non dimenticherò mai gli occhi suoi dopo la finale»

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