Moratti per lo scudetto: «Questa Inter come quella di Herrera»
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Moratti freme per lo scudetto: «Questa Inter come quella di Herrera, il derby non è una partita come le altre. La seconda stella…»

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L’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti, ha rilasciato alcune dichiarazioni in vista del derby contro il Milan che può valere lo scudetto

Intervistato dal Corriere della Sera, Massimo Moratti si è espresso così in vista di Milan Inter, il derby del 22 aprile che può far laureare i nerazzurri Campioni d’Italia per la 20^ volta, in caso di vittoria.

SE SARÒ A SAN SIRO? – «Non credo, poi è Milan-Inter… no no, sto a casa. Scusi ma l’intervista esce prima del derby?».

SULL’INTER DI INZAGHI – «Il bel gioco è la caratteristica principale. Piacevolissima da vedere, a volte mi ricorda l’Inter di Herrera: io consideravo meravigliosi per certi versi il gioco tutto verticale di Herrera, ma questa Inter con un sistema sicuramente diverso, se vogliamo moderno, lo esprime al meglio».

SE ME L’ASPETTAVO COSÌ FORTE? – «Dopo la finale di Champions era chiaro che fossi più convinto che si potesse arrivare a un traguardo prestigioso, come la seconda stella, ma forse per scaramanzia o prudenza non volevo essere così sicuro. Ma fin dalle prime partite si è compresa la vera dimensione dell’Inter».

IL MIO PODIO NERAZZURRO – «Barella, Dimarco e Lautaro».

LE MOTIVAZIONI – «Barella ha avuto una crescita fantastica nel controllo del gioco e dei tempi. Coraggioso e generoso, non lo vedi mai al risparmio. Dimarco rappresenta la volontà, il senso di appartenenza, un valore che ha trasmesso ai tifosi. Lautaro è la classe, il senso del gol, il dribbling, un attaccante di grandissima qualità».

A CHI ASSOMIGLIA LAUTARO NELLA STORIA NERAZZURRA? – «E’ abbastanza unico, difficile inquadrarlo, dorso lo si può accostare a Milito».

IL MIO ATTACCANTE PREFERITO RESTA RONALDO? – «Non ci sono dubbi, lui è fuori classifica».

IL RUOLO CHE MI INCURIOSISCE – «Sono tutti importanti, ogni ruolo ha una sua logica, ma il regista che imposta il gioco e detta i tempi è quello che emerge. E se prima ho accennato a Barella, Dimarco e Lautaro, non si può non citare Calhanoglu, che sta orchestrando alla perfezione il gioco. E mi faccia dire anche di Mkhitaryan che sorregge alla grande Calhanoglu»

SU INZAGHI – «E’ un grande lavoratore, ha poi una qualità importante: non si accontenta mai, è pignolo nel ricercare la migliore soluzione per la squadra. Mi ha sorpreso la sua dote nel valorizzare il gruppo e nel dare sempre le giuste motivazioni».

COME SPIEGO LA NETTA SUPREMAZIA DELL’INTER – «C’è una notevole superiorità rispetto alle altre squadre, così com’è successo la stagione passata con il Napoli: le squadre avversarie hanno sicuramente avuto dei problemi, non sono state all’altezza dell’Inter che, tranne il regalo di due anni fa i suoi punti li ha conquistati con grande merito».

LO SCUDETTO DEL MILAN È STATO UN REGALO DELL’INTER? – «Ne sono convinto».

VINCERLO NEL DERBY REGALA UN PIACERE PARTICOLARE? – «La seconda stella basta che arrivi, non mi farei un complesso di doverla conquistare proprio nel derby. Altra cosa è la sfida col Milan, vincerla è importante, perché non è una partita come le altre».

COME SI COSTRUISCE UNA SQUADRA DA SCUDETTO? – «La base è arrivare ad avere una rosa sufficientemente forte, convinta delle proprie qualità, che migliora costantemente, poi magari la società aiuta a crescere facendo gli acquisti giusti, l’allenatore fa un buon lavoro, il carattere e la personalità dei giocatori sono importanti, si instaura il rapporto ideale con i tifosi, prima o dopo il risultato arriva tipo lo scudetto arriva. Bisogna avere un po’ di pazienza. Tra il buono e l’ottimo c’è poi anche la fortuna».

COME MIGLIORARE QUESTA INTER – «La vedo bella, non è facile in questi casi inserire nuovi giocatori che non siano invadenti, quando una squadra funziona così bene non è semplice dare delle botte di miglioramento».

SU MAROTTA – «Si muove con indubbie capacità, ha poi una responsabilità piena e delicata che lo espone sul piano pubblico e che svolge benissimo».

SU ZHANG – «Zhang ha avuto ottimi risultati, ha tenuto la squadra su un livello di notevole prestigio anche a livello internazionale, per un tifoso sarebbe assurdo criticarlo. Il futuro? Bisognerebbe essere informati, cosa che io non sono».

SUL MOMENTO DELLA CESSIONE DI UN CLUB – «Psicologicamente lo affronti lavorando su te stesso, perché devi renderti conto che non sei padrone del mondo, che certe cose bisogna farle, con i tempi e i modi giusti. Allora non si soffre tanto e se si soffre sai che i dolori della vita sono ben altri. Bisogna vedere come e con chi avviene il passaggio. Certo che se una cosa, un bene te lo portano via, è tutto diverso: il mio augurio è che tutto possa evolvere nel modo migliore per l’Inter».

PASSAGGIO AZIONARIO DELLA SARAS, SITUAZIONE DIVERSA RISPETTO ALL’INTER? – «Decisamente diversa: la Saras è la produzione che ha consentito poi il piacere di avere l’Inter».

SE HO MOMENTI DI NOSTALGIA PER L’INTER? – «E’ legata agli uomini che hanno reso grande l’Inter, magari certi giocatori, o allenatori, ai quali sono riconoscente, questo è un sentimento vero, sincero».

SU MOURINHO – «Mi spiace tantissimo, immagine che ne soffra, ma le sue capacità le conosce e restano. Credo che a Roma, nonostante De Rossi stia facendo un grande lavoro, siano rimasti legati a Mourinho».

SE CI SENTIAMO ANCORA?«Per fortuna di calcio si può parlare con tutti, è uno sport bellissimo, da ragazzino giocavo per strada e in spiaggia, è facile da praticare, è il motivo per cui esiste Inter Campus. Poi altra cosa è giocarlo bene, diventare professionista, ma il divertimento e il fascino di questo sport sono unici».

SULLA COSTRUZIONE DAL BASSO – «Non la capisco, espone dei rischi per me inaccettabili».

LE CHANCE DELL’ITALIA AGLI EUROPEI – «Un tecnico che sa far giocare bene le sue squadre, ci tiene tantissimo. Poi pare che con Retegui e Scamacca il problema del gol possa essere risolto».

SU MANCINI IN ARABIA – «Lasciando perdere questa ultima scelta, anche di lui come di Mourinho devo parlare bene, perché ha sempre lavorato al 100 per cento e con ottimi risultati. E fare l’allenatore è il mestiere più difficile del mondo. Mi spiace un po’ che andando in Arabia si sia tolto dal grande calcio».

CHE VOTO DÒ ALL’INTER – «Beh la seconda stella si accompagna al 10: il voto è questo».

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