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Moratti: «Conte? Non ha attaccamento. Su InterSpac…»

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L’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti, ha parlato oggi dei nerazzurri, dell’addio di Conte e dell’azionariato popolare

Ospite de Il Fatto Quotidiano, l’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti, ha parlato di ciò che sta accendendo nelle ultime settimana nella casa nerazzurra. Dall’addio di Conte, all’azionariato popolare, ecco le parole di Moratti:

SUNING – «Inter di Zhang? La preoccupazione c’è per forza. Questi signori sono arrivati con la voglia di spendere tantissimo e di fare una squadra fortissima, deve essere successo qualcosa di grave in Cina. Li hanno obbligati a mollare le attività, il ragazzo vuole mantenere ma bisogna capire per quanto tempo. Iniziativa popolare? Che i tifosi interisti ci siano, sì. Che siano ricchi, sì. La terza cosa, metterli nell’Inter, credo sia difficile. Iniziative del genere ci sono all’estero, ma hanno una nascita diversa. Le cifre di cui l’Inter ha bisogno non credo siano facili da raggiungere con questa organizzazione».

CONTE – «Addio Conte? E’ stata una mancanza di sfida, ma anche di attaccamento. Lui è un professionista serissimo ed ha fatto benissimo, ma alla base della sua scelta c’è stata mancanza di attaccamento»·

INTERSPAC – « Imprenditori italiani possono essere competitivi? Credo sia molto difficile, perché il calcio è una cosa che ti trascina, per cui bisogna stare molto attenti. Io non me ne sono mai reso conto, nonostante ne abbia fatte tante di cazzate (ride, ndr). Il senso del dovere ti porta ad andare avanti anche nei momenti difficili, ma restavamo su certi equilibri. Ora la situazione è cambiata».

SUPERLEGA – «Se è una via d’uscita, lo è per poche squadre. Se ne parla da tanti anni, non capisco perché sia partita così male e si sia risolta in così poco tempo. Se anche volessero ripresentarla, sarebbe molto difficile»

MOURINHO – «Lo avevo sentito quando ha lasciato il Tottenham, ma era già su di morale. Appena è uscita l’ufficialità del suo arrivo alla Roma, mi è arrivato un suo messaggio con scritto “adesso ci vedremo più spesso”. Recoba? Era più sorprendente, mentre dagli altri mi aspettavo quello che facevano. Chi me lo vendette mi disse che alla prima partita avrebbe fatto cadere lo stadio e così fu. Lo mandai al Venezia su richiesta di un allenatore, fece una stagione fantastica e salvò la squadra dalla retrocessione».

 

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