Hanno Detto
Lucescu ricorda i tempi all’Inter: «Moratti era l’anima del club. Avevamo un attacco stellare»

Lucescu e l’era Moratti, il tecnico rumeno ripercorre l’esperienza sulla panchina nerazzurra dell’Inter
In un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, Mircea Lucescu è tornato a parlare della sua esperienza sulla panchina dell’Inter, soffermandosi in particolare sul rapporto con Massimo Moratti e sulla struttura di una squadra che, a suo giudizio, avrebbe potuto vincere molto di più.
L’allenatore ha descritto Moratti come l’anima autentica del club, simbolo di un calcio fatto di grandi famiglie e passione diretta, ormai lontano dall’attuale gestione affidata a fondi e investitori stranieri. Lucescu ha poi ricordato le difficoltà di programmazione di quell’Inter, tra contratti in scadenza e voci sul futuro tecnico.
Non manca un passaggio nostalgico sull’attacco straordinario a disposizione, ricco di campioni e talento puro, che rendeva quella squadra spettacolare ma forse sbilanciata. Un racconto che restituisce l’immagine di un’epoca irripetibile del calcio italiano.
MORATTI E IL CALCIO DI UNA VOLTA – «Moratti era un vero signore, l’anima del club. Il suo amore lo sentivi. Era l’esempio di un periodo d’oro, oggi il calcio è cambiato: fondi, cordate, stranieri. È diventato un avvenimento, non più solo divertimento».
L’INTER E I PROBLEMI DI PROGRAMMAZIONE – «Avevo dieci uomini in scadenza e sapevo che l’anno dopo sarebbe arrivato Lippi: questo mi creava problemi, anche se Moratti provò a convincermi a restare».
UN ATTACCO STRAORDINARIO – «Avevamo Baggio, Djorkaeff, Recoba, Ronaldo, Zamorano. Moratti era innamorato degli attaccanti: con qualche difensore forte in più chissà quanto avremmo vinto. Con Ronaldo avevo un rapporto eccezionale, ci scambiavamo arance e birra».