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Darmian a Frog Talks: «All’Inter ho un rapporto speciale con quei 3. Tra i nuovi arrivati, lui mi ha colpito»

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Ospite della terza puntata del podcast Frog Talks dell’ex Inter Andrea Ranocchia, Matteo Darmian ha raccontato l’ambiente nerazzurro

Ospite di Andrea Ranocchia, Matteo Darmian si racconta cosìa Frog Talks, menzionando anche l’Inter e il ruolo chiave giocato nella sua maturazione calcistica.

MANCHESTER UNITED – Mi sono trovato bene in Inghilterra, è stato un grande passo per me da Torino in una realtà così grande: è stato molto costruttivo. Parlavo l’inglese a livello scolastico, ho fatto quattro lezioni e poi ho mollato un po’ con gli impegni. Però ora mi faccio capire. La vita è stata un po’ più difficile, fuori dal campo è diverso: io ero da solo con mia moglie e ci siamo adattati bene.

Van Gaal era bravo, fissato con le regole: noi andavamo a pranzo ad una determinata ora e un tavolo alla volta si alzava per andare a prendere da mangiare. E’ una persona molto attenta alle regole, bravo anche in campo. Poi è arrivato Mourinho, ho fatto due anni e mezzo con lui. La pressione? E’ vero che rappresentavo un club storico e importante, però la pressione non è così forte come può esserlo in Italia. E da una parte è positivo: ci sono sempre le due facce della medaglia perché da un lato sei più sereno ma poi si arriva magari all’eccesso e la pressione può servirti.

QUALITA’

Da parte mia ho sempre creduto in me stesso e nelle mie qualità: sono il primo a dire di non essere uno che cattura l’occhio del tifoso per una giocata particolare, ma cerco sempre di fare la cosa giusta nel momento giusto e di dare tutto. Questo spero e penso che sia apprezzato. Da piccolino io giocavo a centrocampo, poi mi hanno spostato in fascia: non so se è stat all’impostazione che mi ha permesso di poter giocare in più ruoli, ma un po’ è stata la mia fortuna.

AMICI –

Amici veri nel calcio? Pochi: col fatto che sono andato all’estero ho conosciuto più persone e culture ma quelli con cui ti senti e hai un rapporto vero sono pochi. All’Inter ho più rapporto con Dimarco, Barella e Bastoni: siamo un bel gruppo e penso questa cosa si percepisca all’esterno.

POST CARRIERA –

Ho ancora qualche anno, spero di sparare le ultime cartucce fatte bene (ride, ndr). Onestamente non ci ho pensato ancora, mi piacerebbe restare nel mondo del calcio: non so cosa, ad oggi dico non l’allenatore perché hai troppo stress e troppe pressioni. L’allenatore fa la stessa nostra vita ma peggio: ad oggi ti dico di no quello. Farò qualche corso e poi vedrò cosa mi piacerà fare.

ALLENATORE CHE MI HA DATO DI PIU’

Sono stati tutti importanti, sembra una cosa da dire ma è la verità: c’è chi ti dà qualcosa in più sotto il profilo tattico, chi tecnico. Sceglierne uno non è facile però il salto l’ho fatto con Ventura: io venivo da Palermo e lui mi ha dato tante cose che anche oggi mi servono quotidianamente. Poi anche Conte, sia in Nazionale che all’Inter.

NUOVE LEVE INTER –

Sono tutti bravi ragazzi, si sono messi a disposizione: hanno voglia di imparare e questa è la cosa principale. Bisseck per me è bravo, ha una grande prospettiva e grandi margini: ha già dimostrato di poterci stare benissimo in questa squadra e lavora bene in settimana. Venire da un’altra cultura non è mai facile ma si è ambientato bene e può fare molto bene. E’ fondamentale avere un gruppo solido e al di là delle parole l’atteggiamento che uno ha è quello che gli altri possono vedere maggiormente.

INTER – Secondo me questi due anni sono stati importanti: abbiamo continuato a vincere trofei ma le sconfitte sono state formative. Parlo anche della finale di Champions: in campionato abbiamo avuto tanti alti e bassi perdendo 12 partite, ma siamo cresciuti tanto in consapevolezza e non vogliamo far succedere gli errori del passato. Col City tutti ci davano spacciati ma eravamo convinti di poter far bene: e fondamentalmente è quello che è successo. Possiamo giocarcela con tutti

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