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Ferri: «Questa Italia vince e convince. Inter? Fu una scelta di cuore»

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L’ex difensore nerazzurro Riccardo Ferri ha parlato dell’Italia di Roberto Mancini e del suo passato all’Inter

Riccardo Ferri, ex difensore dell’Inter e della Nazionale italiana, in una intervista a Il Giornale ha parlato degli Azzurri di Roberto Mancini e del suo passato in nerazzurro.

RECORD DI POZZO – «Questo traguardo è figlio di un percorso dove sono state fatte delle scelte che inizialmente, per certi versi, sembravano azzardate. Mancini è stato molto bravo a selezionare i ragazzi e grazie al suo intuito è riuscito a costruire un gruppo forte e di prospettiva. Questa Italia vince e convince. Oggi ha preso consapevolezza dei propri mezzi e mette in pratica i consigli del tecnico: gioco offensivo e mai arretrare nella propria metà campo». 

NOTTI MAGICHE – «Quando i ragazzi hanno intonato le note della canzone di Bennato, “Un’estate italiana”, ho rivissuto le emozioni di allora ed è stato un momento bellissimo per me. L’Italia di “Notti magiche” purtroppo non ha vinto il mondiale, ma nonostante ciò ha lasciato nel cuore e negli occhi degli italiani qualcosa di straordinario. Lo stesso potrà farlo la squadra di Mancini che ha diverse similitudini con l’Italia di Azeglio Vicini come l’attaccamento alla maglia, la voglia di vincere e di emozionare il pubblico italiano». 

GIOCATORI PERICOLOSI – «Sicuramente quelli che riescono a ragionare in tempi brevissimi e molto veloci non solo con il cervello ma anche con le gambe. Giocatori con queste caratteristiche non ce ne sono tanti in giro e se devo fare qualche nome ti dico Mbappé, Cristiano Ronaldo, Lewandowski, Sterling e Kulusevski. Tra gli italiani uno capace di grandi giocate è Federico Chiesa». 

LOCATELLI – «Per un attaccante fare gol, essendo un evento che si ripete – a volte anche di partita in partita – è un’emozione diversa da quella che prova un difensore o un centrocampista. Segnare poi con la maglia della nazionale è un qualcosa di inspiegabile e che solo chi l’ha vissuto può capire. Quel gol dai 35 metri mi riporta alla mente diversi ricordi. In quel momento mi ritrovai lì quasi per puro caso. Abbandonai la mia postazione e oltrepassai il centrocampo accordandomi con Baresi sulla marcatura dell’attaccante. Mi ritrovai la palla tra i piedi e poi, grazie al coraggio, alla coordinazione, potenza e a un pizzico di fortuna misi la palla nel sette». 

INTER – «Oggi può sembrare una frase fatta, ma non lo è affatto. L’Inter era casa mia, il sogno di un bambino diventato realtà e per questo motivo io sudavo e davo tutto me stesso per indossare quella maglia. L’offerta della Juventus era particolarmente allettante ma io feci una scelta di cuore: quello che mi ha dato l’Inter non poteva darmelo nessun’altro. In quel periodo nessuno tra Franco Baresi, Paolo Maldini o Cabrini avrebbe mai cambiato maglia per indossare quella della rivale storica: era un tradimento. Io quando ho dovuto lasciare l’Inter per poi chiudere la carriera alla Sampdoria ho pianto tanto. Avevo capito che era finito il sogno». 

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