Hanno Detto
Faraoni ricorda il suo esordio in Champions con l’Inter: «Mi tremavano le gambe, lì c’erano campioni e io non lo ero. Ho un solo rimpianto»

Faraoni ricorda il suo esordio in Champions con l’Inter: «Mi tremavano le gambe, lì c’erano campioni e io non lo ero». Le parole dell’ex Verona
Intervistato da Gianlucadimarzio.com, l’ex terzino del Verona, Davide Faraoni, oggi svincolato, si è raccontato e ha parlato di alcune tappe della propria carriera tra le quali l’esordio in Champions League con la maglia dell’Inter.
COME STO? – «Sto bene, cerco di vivermi questo momento con tranquillità perché quando sei quasi alla fine dopo tanti anni di carriera è un po’ dura. Ma io voglio ancora giocare a calcio».
IL VERONA – «Sono arrivato a Verona in Serie B nel 2019, e per me era un trasferimento qualunque, attraverso il quale puntavo a tornare in Serie A. Non mi sarei immaginato che avremmo fatto la storia insieme – una storia d’amore bellissima. Verona è stata un po’ tutto per me, il momento più alto della mia carriera. Siamo cresciuti insieme e abbiamo fatto grandi cose»
L’ADDIO AL VERONA – «È successo molto gradualmente. Sapevo che non avrei rinnovato, quindi ho avuto un anno per abituarmi all’idea, anche se personalmente è stato difficile. Sinceramente mi dispiace che da parte della società non ci sia stato un saluto pubblico. Non è che mi servisse un messaggio, però dopo tanti anni di ‘servizio’ mi sarebbe piaciuto un saluto sui social. D’altra parte, però, quando vado in giro vengo ricoperto dall’affetto dei tifosi: queste cose per me sono impagabili».
GLI INIZI ALLA LAZIO – «Sono cresciuto nelle giovanili della Lazio, e da laziale per me era un sogno stare nella mia squadra del cuore. Poi mi sono rotto il crociato nel 2009, mi è scaduto il contratto e purtroppo non c’è stata possibilità di rinnovare. Imparare però da giocatori molto più bravi e affacciarsi alla prima squadra mi ha migliorato molto. Ero uno dei giocatori che la Lazio stava lanciando, ma purtroppo durante un allenamento mi ruppi il crociato. Da giovane sei spensierato e non vedi l’infortunio come un danno fisico importante, quindi l’ho vissuta molto alla leggera. Sono stato fermo otto mesi, ma ho ripreso alla grande. Poi però ho avuto altri stop gravi in momenti importanti della mia carriera, che mi hanno fatto perdere in totale circa tre anni. Ma questo fa parte del calcio».
L’ESORDIO IN CHAMPIONS LEAGUE CON L’INTER – «Ero probabilmente incosciente, e questa potrebbe essere stata la mia fortuna. Mi sono emozionato nel momento in cui eravamo schierati per l’inno, quando tutto lo stadio cantava mi sono tremate un po’ le gambe. Poi però ho avuto la freddezza di chiudermi nella mia bolla appena è iniziata la partita».
IL MIO ADDIO ALL’INTER – «Inizialmente mi è dispiaciuto lasciare il club, ma non era quello il mio posto in quel momento. Sapevo che dovevo crescere ancora, non avevo le capacità per giocare lì. C’erano campioni e io non lo ero. Da lì ho girato un po’ prima di trovare stabilità al Verona».
LA GIOIA DATA AI TIFOSI DELLA JUVE COL MIO GOL CONTRO IL NAPOLI – «Quella sera ho fatto gol al Maradona, davvero emozionante. Mi sono reso conto del ‘danno’ a fine partita, quando ho aperto Instagram e il telefono mi è scoppiato. Lì sono diventato un idolo dei tifosi della Juve, perché con la mia rete i bianconeri hanno ottenuto la qualificazione in Champions».
RIMPIANTO NAZIONALE – «Mi è dispiaciuto, dopo gli anni con Juric in cui ho avuto numeri importanti, non poter fare il salto di qualità. Anche una sola chiamata con l’Italia per uno stage mi avrebbe fatto piacere, sarebbe stato gratificante. Questo un po’ mi rode».
NUOVE SFIDE – «Sono molto focalizzato a chiudere bene la mia carriera, voglio farmi trovare pronto. In estate non c’è stato niente di concreto, e questo un po’ mi dispiace perché penso che negli anni io mi sia conquistato un po’ di credibilità. Finire così la carriera è come sparire, quindi questo fa male. Ho ancora tanta fame».