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Di Canio promuove la Juve di Spalletti: «Ordine e mentalità, ma per lo scudetto serve altro»

Di Canio sulla Juventus, l’analisi a Sky Christmas Day: «Spalletti ha dato identità, ora servono qualità e mosse sul calciomercato»
In occasione dell’evento Sky Christmas Day, andato in scena presso la sede milanese dell’emittente, Paolo Di Canio ha analizzato il momento attuale della Juventus, soffermandosi in particolare sull’impatto di Luciano Spalletti, chiamato a ricostruire certezze e ambizioni in un ambiente reduce da stagioni complicate.
L’ex calciatore bianconero ha promosso senza riserve il lavoro del tecnico toscano, sottolineando come Spalletti stia riuscendo a mettere ordine e a restituire una chiara identità a una squadra che, fino a poco tempo fa, appariva smarrita soprattutto sul piano mentale. Secondo Di Canio, la Juventus ha intrapreso la strada giusta, pur restando ancora distante dal livello necessario per competere per il titolo con l’Inter.
Il punto di forza di Spalletti, a giudizio dell’opinionista, va oltre gli aspetti puramente tattici. La sua vera qualità risiede nella capacità di leggere e gestire le dinamiche umane dello spogliatoio, imponendosi come figura autorevole e credibile. Un profilo in grado di trasmettere disciplina, senso di appartenenza e responsabilità individuale, valori che storicamente hanno rappresentato il DNA del club bianconero.
Nel suo intervento, Di Canio ha anche richiamato con una certa nostalgia la Juventus di Boniperti e Trapattoni, un’epoca in cui l’identità era ferrea e riconoscibile, mentre oggi – a suo avviso – il calcio moderno tende a diluire quei tratti distintivi. Per tornare stabilmente ai vertici, però, non basterà soltanto la mentalità.
Secondo Di Canio, la prossima estate sarà decisiva sul fronte mercato: serviranno investimenti mirati e di qualità, con uno sguardo attento soprattutto alla Premier League, da cui potrebbe arrivare il profilo giusto per alzare il livello dell’attacco. Nonostante i segnali positivi mostrati contro il Bologna, in particolare nella fase difensiva e nell’attacco degli spazi, la prudenza resta d’obbligo.
La rincorsa al vertice, conclude Di Canio, passa inevitabilmente da innesti di qualità nella costruzione del gioco e dall’arrivo di un centravanti da molti gol, elemento imprescindibile per colmare il gap con le big e trasformare la crescita in reale competitività.
«Le risposte oggi sono positive soprattutto a livello mentale: atteggiamento, testa, attitudine. La squadra è più ordinata, più equilibrata. Manca ancora quella qualità terminale per competere per il primo posto, ma l’ambizione può crescere. Spalletti sa trasmettere valori, a volte è duro, anche rude, ma capisce subito le dinamiche dei giocatori: non solo tecniche e fisiche, anche morali. Questo è fondamentale per lottare almeno per le prime quattro posizioni. La Juve oggi non la metto ancora prima. Senza una punta da tanti gol e senza un centrocampo davvero qualitativo nella costruzione iniziale, è difficile. Però sta sistemando la fase difensiva, l’attacco degli spazi, l’equilibrio. Contro il Bologna il piano tattico ha funzionato benissimo, al di là dell’1-0. Alla Juve si respirava un’identità fortissima. Quando arrivai io c’erano Boniperti, Trapattoni, erano delle istituzioni: trasmettevano rigore, rispetto, disciplina. Anche i piccoli comportamenti contavano, mi davano del lei. Una volta rientrai a casa alle 22:15 dopo una cena e fui convocato in sede: ‘È troppo tardi’. Questo ti formava, te lo portavi in campo. Oggi il calcio è cambiato, in Italia in generale. Si è persa la cultura delle regole. Alla Juve questa disciplina è sopravvissuta per anni grazie ai giocatori, ai leader, poi anche quelli sono andati via. I calciatori di oggi sono professionisti seri, ma non hanno quella durezza nel trasmettere la missione. Adesso ti spingono ad andare a fare delle sfilate il venerdì quando magari il sabato devo giocare. Poi sono andati via quei grandi calciatori e qualcosa si è perso, sono arrivati dei grandissimi professionisti. Ho apprezzato la presa di posizione della famiglia Agnelli: è uscito l’orgoglio. Fa ben sperare. Però il percorso di crescita si è allungato troppo. Ora, se hai trovato un allenatore valido come Spalletti, serio, disciplinato, che trasmette valori, devi dargli fiducia. Io lo rinnoverei: darebbe stabilità e un segnale forte allo spogliatoio. Alla Juve serve un giocatore fisico davanti, uno che faccia reparto. Non puoi vivere solo di inserimenti dei centrocampisti. Dall’Inghilterra suggerisco Jørgen Strand Larsen del Wolverhampton: fisico, fame, giocatore di squadra. Non è un fenomeno, ma fa rendere meglio gli altri. Con 40-45 milioni ci andrei. L’Inter oggi è davanti a tutti. Il Napoli con Conte resta forte. Milan, Juve e Roma si giocheranno la quarta posizione».