Hanno Detto
Crespo esalta Lautaro: «Un leader, è migliorato ancora. Mi ha fatto venire un po’ di malinconia, vi spiego…»

Le parole di Hernan Crespo, ex calciatore, sulla situazione attuale dell’Inter dopo questo inizio di stagione. Tutti i dettagli in merito
Hernan Crespo ha parlato a La Gazzetta dello Sport dopo che Lautaro lo ha raggiunto come numero di gol con l’Argentina.
RAGGIUNTO DA LAUTARO COME GOL IN NAZIONALE – «Mi trasmette un po’ di malinconia perché il tempo passa, ho superato i cinquant’anni, ho i capelli grigi e, quando gioco le partitelle con i ragazzi che alleno al San Paolo, non mi riescono le cose che facevo una volta. Ma adesso ho altro a cui pensare, sto sulla panchina di una grande del futebol brasiliano, il San Paolo appunto, e dedico tutte le mie energie a questo club per farlo tornare alla gloria. Lautaro è un attaccante completo e lo ha dimostrato in questi anni all’Inter e con l’Argentina. In area di rigore è micidiale, vede la porta come pochi altri. Sa giocare con la squadra, dialoga con i compagni e attacca gli spazi. È bravo nel dribbling. Che cosa posso dire di più? Sì, lo considero un campione. Quando un centravanti la butta dentro, c’è poco da aggiungere: ha fatto il suo dovere».
E’ DIVENTATO UN LEADER – «Proprio così e si vede da come gioca. Ha personalità, i difensori avversari lo temono e raddoppiano la marcatura. Ciò significa che ha raggiunto la piena maturità».
RAPPORTO CON L’ARGENTINA – «Fantastico. Ogni volta che segnavo baciavo la maglia, un gesto di amore verso il mio Paese e verso la mia gente. Il primo gol fu contro l’Ecuador, a Buenos Aires, partita valida per le qualificazioni al Mondiale del 1998. Avevamo una nazionale fortissima. A parte il sottoscritto, c’erano Batistuta, Veron, Almeyda, Simeone, Zanetti, Sensini, Chamot, Ortega, Claudio Lopez. Allenatore Daniel Passarella, l’uomo che mi aveva lanciato nel grande calcio al River Plate. Però fummo eliminati dall’Olanda ai quarti di finale e fu una delusione terribile».
I MONDIALI – «Nel 2002, in Giappone e Corea, fu un disastro. Non superammo il primo turno. E nel 2006 venimmo eliminati, sempre ai quarti, dalla Germania padrona di casa ai calci di rigore. Per tutta la carriera ho inseguito il Mondiale: la mia generazione è nata con il mito di Maradona e della Coppa del 1986, il Gol del Secolo, e tutte quelle faccende lì. Abbiamo sognato di far rivivere agli argentini quei momenti magici, ma non ci siamo riusciti. È un rimpianto che mi porto dentro».
RIMPIANTI – «Istanbul 2005, finale di Champions League tra Milan e Liverpool. Dopo la rete di Maldini, segno una doppietta, finiamo il primo tempo in vantaggio 3-0 e poi gli inglesi ci rimontano e perdiamo ai rigori. Non è mica facile da digerire una sconfitta dopo aver realizzato una doppietta… Per anni non ho più voluto rivedere quella partita… Soltanto di recente ho fatto pace con quella storia maledetta. Però non insistiamo troppo, perché altrimenti mi torna fuori la rabbia…».
