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Conferenza stampa staff Conte: «Abbiamo fatto enormi sacrifici. Su Lukaku e Eriksen…»

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Conferenza stampa staff Conte: le parole dei collaboratori del tecnico nerazzurro alla vigilia di Inter-Sampdoria

Alla vigilia di Inter-Sampdoria, match valido per la 35ª giornata di Serie A, non sarà Antonio Conte a rispondere alle domande dei giornalisti bensì il suo staff. Questa la decisione del tecnico nerazzurro, che ha voluto dare il giusto riconoscimento agli uomini “dietro le quinte” per l’annata straordinaria culminata con lo scudetto.

Emozioni vissute nel vincere lo scudetto:

STELLINI – «È stata una grandissima emozione, tantissimi sacrifici nel periodo difficile che abbiamo attraversato. Purtroppo non abbiamo vinto insieme lo scudetto ma al momento in cui c’è stato il fischio finale di Sassuolo-Atalanta è stata una grandissima emozione e gioia».

CONTE G. – «E’ sempre come se fosse la prima volta. Da parte mia posso dire che dietro la vittoria ci sia una grande cultura del lavoro che il mister ci ha inculcato. Una vittoria da dedicare ai tifosi, alla società, ai giocatori che si sono sacrificati per raggiungere l’obiettivo»

PINTUS – «Ho abbinato la vittoria dello scudetto alla nascita dei due gemellini. I giocatori si sono messi a disposizione nostra e del mister, pensando a queste due cose mi ha colpito tantissimo».

BRUNO – «Dal mio punto di vista è una grande emozione, da interista vero. Ho fatto un lungo percorso per arrivare a questo traguardo e quando capisci cosa c’è dietro una vittoria, ti rendi conto che è qualcosa di veramente emozionante. Il merito è di tutto, di tutti quelli che lavorano in società. Stando dentro ti rendi conto quanto sacrificio serve».

CORATTI – «Faccio fatica a esprime ciò che provo ora. Voglio ingraziare tutti quanti, soprattutto il mister e i ragazzi, che mi han dato l’opportunità di condividere questi sentimenti così forti».

BONAIUTI – «Per me l’emozione è tanta, visto che son qui da tanto tempo. Grazie al mister che ci ha trasmesso il sapore di saper vincere. Da bambino tutti sogniamo di vincere uno scudetto e trasmetterlo è difficile. Da parte nostra quello che viene in mente è il percorso fatto per raggiungerlo, ed è un percorso importante fatto dentro e fuori dal campo».

Lavoro fatto nelle due stagioni:

PINTUS – «I frutti di questo successo sono nati a inizio stagione scorsa. Abbiamo cercato di imporre il ritmo che voleva il mister e poi abbiamo cercato di fruttare il periodo di lockdown lavorando a casa, radunandoci via zoom, cercando di non perdere la preparazione e anzi, migliorarla. Nel post lockdown invece abbiamo fatto un richiamo delle cose più importanti. I ragazzi si sono sacrificati e per questo li abbiamo sempre ringraziati, però loro si sono sempre messi a disposizione e hanno lavorato duro. Altro aspetto importante è stato il lavoro di prevenzione, fatto con lo staff medico».

CORATTI – «E’ stato il lavoro che ci ha portato al traguardo, il migliorarsi giorno per giorno. Giornalmente abbiamo cercato di renderci più performanti possibile».

Siparietto a Firenze:

CONTE G. – «L’episodio dell’auricolare? Sono abituato, lavoro da 13 anni con Antonio, è un passionale e sappiamo benissimo che scenderebbe in campo.  A Firenze era un leone in gabbia. E’ stata un vittoria sofferta, per tutti i problemi che sappiamo, ma è importante come le altre anche se ha emozioni diverse. Tutte le vittorie sono frutto di un lavoro e l’importante è non dare nulla per scontato. Antonio vuole l’eccellenza e noi cerchiamo sempre di darglielo».

Trio difensivo:

VANOLI – «La bellezza del mio lavoro (la parte difensiva) è il confronto. In ogni staff poi tutti ci dividiamo un determinato lavoro. Il merito della fase difensiva però parte dall’allenatore, il mio compito è far crescere anche il singolo. Spesso si parla di una facilità di giocare con la difesa a 3 ma non è così, ci sono vari aspetti da analizzare. Bastoni, Skriniar e De Vrij? Sono scelte fatte dal mister, noi abbiamo il compito di allenare tutti alla stessa maniera. La soddisfazione è quando entra chi magari gioca meno e però porta avanti bene lo stesso concetto».

Handanovic in questi anni:

BONAIUTI – «E’ stato un percorso lungo, i risultati non arrivavano. Samir personalmente ha fatto grandi numeri tra parate e altro, ma vincere è ovviamente qualcosa di diverso. Arrivare a questo obiettivo è il coronamento di quanto fatto durante questi anni, ti permette di guardare dietro e dire che il tuo lavoro ha portato grandi frutti».

Quanto è cambiato Conte:

BRUNO – «Ho iniziato di pari passo con Antonio la mia carriera e poi a Bari ci siamo riuniti. Lui stava iniziando un percorso e così anche io. Conte non è l’allenatore di 13 anni fa, però la sua ossatura è sempre la stessa, lavora sempre per un unico risultato, allora come oggi. E’ cambiato per l’esperienza, per gli anni, si da qualche pizzico in più sulla pancia ma a fin di bene, perché l’esperienza l’ha portato a capire certe cose».

Impatto in prima squadra:

CASTELLI – «Sono stato chiamato in prima squadra per un caso fortuito, e l’impatto è stato forte. Devo ringraziare Adriano per il supporto, anche quando non c’era. E’ stata un’esperienza grandissima lavorare con portieri di questo livello e con Adriano. La ricerca della perfezione durante l’allenamento è incredibile, il lavorare sul dettaglio è una cosa che solo coi grandi portieri puoi fare. Ringrazio ancora Adriano, sia quando non c’era che quando è tornato».

Momento più bello:

STELLINI – «Il mister sapeva che sono interista dalla nascita e quindi questa emozione di arrivare all’Inter gliela ho dimostrata subito. Il mio lavoro iniziale è stato far capire agli interisti cosa volesse dire avere Conte come allenatore. E’ un lavoro che poi è venuto naturale, perché la società aveva bisogno di un allenatore con una mentalità vincente. Dopo questo le cose sono andate fluide, costante. Vedevamo un obiettivo lontano e lo abbiamo raggiunto piano piano, noi lo vedevamo e sapevamo che lo stavamo per raggiungere

Lukaku:

PINTUS – «La caratteristica particolare di Romelu è la sua fisicità. Ha 100kg di muscoli ed è assimilabile a un giocatore di football americano. E’ migliorato moltissimo sulla resilienza e infatti adesso lo reputo un atleta completo. Ovviamente anche gli altri ragazzi sono migliorati moltissimo».

Meglio Conte in tribuna o panchina:

CONTE G. – «E’ meglio che mio fratello stia in panchina, per quello che trasmette ai compagni e a tutti. Si fa sentire meglio».

Eriksen:

STELLINI – «Il percorso di Eriksen è quello che tantissimi atleti hanno fatto. Aveva bisogno di tempo, per capire le esigenze ma che devono imparare alcuni aspetti del gioco italiano e per questo aveva, in modo naturale, di giorni. Antonio non ha mai sottovalutato le cose, così come noi. Sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato il suo momento, abbiamo aspettato e Chris ci ha dato una mano, è entrato in un meccanismo che non si deve fermare».

Da secondo a primo allenatore:

STELLINI – «Chiaramente le miei impressioni in cui mi sono trovato a fare da allenatore sono aumentate, mi dovevo approcciare facendo capire ai giocatori cosa Conte voleva all’interno della gara, anche se squalificato. Io dovevo fare in modo che il gap tra la presenza o meno del mister non si sentisse. Avevamo sempre il suo supporto, ma io dovevo cercare di farlo arrivare ai giocatori. La difficoltà maggiore è stata quella all’intervallo, ma anche li eravamo supportati da tutto lo staff».

Analisi di un match quanto sono importanti:

G. CONTE«Un tassello molto importante. Lo facciamo con tutto lo staff, io in primis ma anche i ragazzi che voglio ringraziare per la disponibilità che ci danno per analizzare le giuste immagini che possano darci dei benefici per avere un comportamento tale da poter studiare l’avversario. Noi studiamo punti deboli e di forza dell’avversario. Cerchiamo di dare indicazioni al mister che può avallare o bocciare ma c’è unità d’intenti da parte nostra e si cerca di trovare sempre la giusta soluzione. Ora con Antonio c’è un feeling consolidato anche sotto il profilo tattico. In un certo senso la preparazione della gara con Paolo e Christian viene passata al mister che dà il suo assenso con le sue idee».

Come cambia la preparazione fisica negli anni:

PINTUS – «I suoi complimenti li giro a tutto lo staff. Il mio ruolo si è evoluto negli anni, ma non è che dobbiamo cambiare tutto. Per me molte cose di vecchio stampo sono ancora importantissimi. Non è detto che ciò che si faceva 20 anni fa non si debba più fare. Sicuramente è cambiato l’altissima specializzazione, tant’è che anche noi siamo divisi per ogni reparto, c’è chi si occupa della forza, chi del recupero e quindi abbiamo più energie disponibili e ognuno può curare più attentamente gli aspetti della preparazione».

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