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Chivu Inter, tecnico sotto esame, Garlando avverte: «Deve rendere l’Inter cattiva, non solo bella»

Chivu Inter, e l’analisi dopo la Supercoppa: Garlando individua nell’atteggiamento e nella crescita del tecnico per trasformare la superiorità in vittorie
Chivu Inter finisce sotto la lente d’ingrandimento dopo l’eliminazione in Supercoppa. Dalle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando analizza il momento nerazzurro andando oltre gli errori di mercato e le difficoltà di gioco, puntando il dito soprattutto sull’atteggiamento della squadra e sul ruolo dell’allenatore Cristian Chivu, alla sua prima vera stagione in Serie A.
Secondo il giornalista, l’Inter paga una percezione di sé troppo compiaciuta: «La squadra nerazzurra ha la colpa di sentirsi troppo bella, ingiocabile e quindi predestinata alla vittoria». Un limite che, sempre secondo Garlando, si è visto anche nella gara persa contro il Bologna, nonostante un avvio convincente: «È successo anche col Bologna dopo l’ottimo inizio».
Il focus si sposta inevitabilmente sull’allenatore. Per Garlando, il salto di qualità passa dalla capacità di trasmettere qualcosa che vada oltre il dominio tecnico: «Qui c’entra l’allenatore. È lui che deve trasmettere quel qualcosa in più che trasforma la superiorità in vittoria: fame, rabbia agonistica, concentrazione feroce». Un tratto che il giornalista associa a tecnici di grande carisma ed esperienza: «Spiriti focosi come Conte e Mou, ma anche gestori di stelle come Ancelotti e Guardiola, dotati di esperienza carismatica, ci riescono quasi sempre. Anche in modo brusco».
Nel suo ragionamento, Garlando richiama anche le parole di Alessandro Bastoni, che aveva elogiato l’allenatore: «Ciò che siamo è merito di Chivu». Un complimento che, però, viene ribaltato dal giornalista: «Vale anche nell’accezione negativa». L’idea è che l’Inter rispecchi pienamente il carattere del suo tecnico, nel bene e nel male.
La critica diventa più profonda quando Garlando descrive il profilo di Chivu: «Il giovane tecnico, alla prima vera stagione di Serie A, solo cinque anni più di Modric, che predica il sorriso e fa dormire a casa la notte prima del derby, è ancora un buon compagno di torello». Un’immagine efficace per spiegare cosa, secondo il giornalista, ancora manchi: «Deve maturare il distacco e l’autorevolezza per fare diventare cattiva e vincente un’Inter che si accontenta troppo spesso di mostrarsi bella e dominante».
La chiusura è amara e ironica, in perfetto stile Garlando: «Una Milano da bere? Sì, per dimenticare Nkunku e Bonny». Una frase che sintetizza la frustrazione di un’Inter capace di esprimere calcio di qualità, ma ancora lontana dall’essere spietata nei momenti decisivi.
In definitiva, Inter Chivu è chiamata a un passaggio cruciale: trasformare il talento e la superiorità in concretezza. Per Garlando, il prossimo step non riguarda moduli o singoli, ma la crescita dell’allenatore nel dare alla squadra quella cattiveria agonistica che separa le squadre belle da quelle vincenti. Fonte: GdS.