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Chivu Inter, da «ingiocabile» a inspiegabile: i quattro nodi che frenano la corsa nerazzurra

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Chivu Inter, la squadra meneghina analizzata dalla Gazzetta dopo l’eliminazione in Supercoppa: tra mercato, scontri diretti e blackout mentali

Le analisi si moltiplicano dopo l’ennesima serata amara. L’Inter è uscita dalla Supercoppa ai rigori, calciati male, e ha confermato una tendenza ormai ricorrente: grandi picchi di rendimento alternati a cali improvvisi, spesso decisivi. Gazzetta dello Sport ha provato a mettere ordine, individuando quattro motivi che spiegano perché una squadra forte continui a non tradurre il proprio valore in trofei.

Il primo punto è mentale. Come sottolinea la rosea, «dietro i mancati trofei dell’Inter c’è un po’ di presunzione». Dopo le grandi notti contro Bayern e Barcellona, la squadra si è sentita invincibile, passando progressivamente da “ingiocabile” a inspiegabile. Le responsabilità, secondo l’analisi, ricadono soprattutto sui giocatori più rappresentativi: Alessandro Bastoni, Federico Dimarco, Nicolò Barella, ma anche Hakan Calhanoglu e Francesco Acerbi. Forti, ma non sempre decisivi nei momenti chiave.

Il secondo nodo riguarda il mercato. Negli ultimi due anni alcune scelte non hanno inciso come previsto. Piotr Zielinski, centrocampista polacco valorizzato da Cristian Chivu, è stato riscattato e poi rivenduto all’Atalanta. Luis Henrique ha alternato buone prove a diverse stecche, Diouf resta un investimento dal giudizio sospeso, mentre Petar Sucic non ha ancora fatto la differenza. Positivi invece Bonny, Akanji e il rientro di Pio Esposito. Secondo il quotidiano, forse serviva un centrale e un portiere top per il dopo Yann Sommer, nonostante le buone risposte di Josep Martinez.

Terzo punto: gli scontri diretti. Da quasi due anni l’Inter non batte con continuità Juventus, Milan e Napoli. L’ultimo successo contro i rossoneri resta il derby del 22 aprile 2024, mentre con Juve e Napoli le vittorie risalgono all’anno dello scudetto. Un limite pesante, che pesa soprattutto nelle competizioni decisive.

Infine, i blackout. «Nel 2025 l’Inter ha incassato venti gol dal 75’ in poi», ricorda la Gazzetta. Disattenzioni costate punti e trofei: da Orsolini a Bologna fino ai rigori e agli errori individuali visti a Riad. Senza questi passaggi a vuoto, la classifica e la bacheca racconterebbero un’altra storia.

Il quadro è chiaro: il valore non manca, ma per tornare davvero vincente l’Inter dovrà eliminare quei difetti strutturali che, stagione dopo stagione, continuano a riemergere.

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