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Chivu Inter, c’è un concetto su cui non transige: lo ha ribadito anche alla squadra dopo il KO Liverpool e ha spiazzato tutti

Chivu Inter, c’è un concetto su cui non transige: lo ha ribadito anche alla squadra dopo il KO Liverpool. Il retroscena
Nel post-partita di una notte europea avvelenata dalle polemiche, Cristian Chivu ha scelto una strada inaspettata. Mentre l’ambiente interista ribolle di rabbia per il rigore concesso al Liverpool che ha deciso la sfida di Champions League, il tecnico della Beneamata ha deciso di non soffermarsi sull’errore tecnico del direttore di gara, spostando il mirino su un bersaglio diverso e, se vogliamo, più profondo: l’etica sportiva.
Come riporta l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, l’analisi dell’ex difensore rumeno non cerca scuse, ma condanna un atteggiamento che sta diventando una piaga del calcio contemporaneo: la simulazione. L’episodio chiave vede protagonista Florian Wirtz: il talentuoso fantasista tedesco, pur subendo una lieve trattenuta da parte di Alessandro Bastoni, si è lasciato cadere in avanti con una teatralità eccessiva, quasi avesse ricevuto “un gancio al mento”. Una sceneggiata che ha ingannato la terna arbitrale, connazionale del giocatore dei Reds.
Per Chivu, uomo di campo che ha vissuto il calcio ai massimi livelli vincendo tutto, l’errore dell’arbitro è umanamente accettabile e perdonabile. Ciò che non può essere tollerato è il comportamento antisportivo dei protagonisti. La sua è una crociata contro la mancanza di lealtà che inquina le partite. Ecco le parole del tecnico riportate dalla Rosea in merito all’accaduto:
EDUCAZIONE IN CAMPO – «Ci vuole educazione».
Una frase sintetica ma tagliente, che riassume il pensiero dell’allenatore dei nerazzurri. Quel tuffo plastico di Wirtz non ha solo tratto in inganno il VAR, ma è costato caro all’Inter in termini di classifica nel girone, trasformando un pareggio meritato e prezioso in una sconfitta immeritata. La lezione di Chivu è chiara: si può perdere per un fischio sbagliato, ma non si deve mai perdere la dignità sportiva simulando un colpo non ricevuto.