Chivu Inter, detta la linea: l'analisi del CorSport
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Chivu Inter, il tecnico detta la linea: l’analisi del Corriere dello Sport delle parole del tecnico alla vigilia del Sassuolo

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Chivu Inter, le parole del tecnico alla vigilia: personalità, motivazione e meritocrazia al centro del progetto nerazzurro. L’analisi del Corriere dello Sport

Alla vigilia del match contro il Sassuolo, in programma a San Siro, Cristian Chivu ha parlato in conferenza stampa fissando i punti cardine per il rilancio dell’Inter in campionato. Dopo due sconfitte nelle prime tre giornate, nell’analisi del Corriere dello Sport si legge che il tecnico rumeno non ha nascosto la necessità di un cambio di passo, insistendo su due concetti chiave: personalità e motivazione.

«Personalità e motivazione sono importantissime, soprattutto per un gruppo come questo. Qualcuno dirà che sono campioni e che certe cose dovrebbero essere automatiche. Ma sono anche esseri umani, con sensibilità, problemi e difetti come tutti. Ecco perché bisogna star loro vicino per convincerli che motivazione e mentalità sono fondamentali. Lo sanno bene, ma possono fare di più».

La difesa del gruppo e il valore della squadra

Chivu ha poi voluto difendere il lavoro e il valore della sua rosa, ricordando quanto fatto lo scorso anno: «Questa squadra va difesa. Lo merita perché è forte. L’anno scorso ha fatto una stagione della Madonna. Fino a marzo tutto il mondo ne parlava. Poi c’è stata qualche disgrazia e ci siamo dimenticati quanto questi giocatori fossero bravi e forti, ma non è giusto. Hanno attributi, qualità e mille altri pregi che non sto a citare. Posso stare sereno e tranquillo. L’unico pensiero è di tirare fuori il massimo di quello che hanno».

Nemmeno le critiche esterne sembrano scuotere l’allenatore: «Il rumore dei nemici fa parte del gioco e per certi versi fa anche comodo. È sempre stato di attualità, ma io vado avanti per la mia strada e non guardo in faccia nessuno».

Meritocrazia e scelte tecniche

Sul piano delle scelte, Chivu ha ribadito il principio della meritocrazia: «È il primo criterio. Io non parlo di vecchi o nuovi. Non ci sono solo gli undici che partono dall’inizio, sono importanti anche i cambi. Adesso che sono cinque possono cambiare tanto, spostano l’andamento di una partita. Il valore di un giocatore non è dato solo dal partire titolare. Tutti avranno modo di giocare dall’inizio o subentrare. Tengo sempre presente queste cose. Grazie a Dio ho questo tipo di sensibilità».

San Siro attende ora la risposta sul campo: contro il Sassuolo l’Inter non ha alternative alla vittoria.

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