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Bisseck Inter, mani e braccia nel deserto: i nerazzurri pagano ancora ed ora serve rialzarsi

Bisseck Inter, tra sogni Mondiali e incubi dal dischetto: il difensore tedesco al centro di una stagione sulle montagne russe
E ora? Yann Bisseck aveva detto di voler arrivare ai Mondiali con la Germania e, proprio per questo, di non essere distratto dalle sirene del mercato. Al momento, per lui sembra esistere soltanto l’Inter, anche a costo di sdoppiarsi tra ruoli e responsabilità diverse. In stagione ha fatto anche il centrale puro, l’uomo d’ordine della difesa, prima di tornare nella posizione di centro-destra che dovrebbe essergli più naturale.
A Riyad, però, il copione si è ripetuto nel modo peggiore. Terzo fallo di mano da rigore in un momento chiave, l’ennesimo episodio che pesa come un macigno sul percorso nerazzurro. Un dettaglio tutt’altro che marginale, perché l’Inter è stata eliminata in tutte le ultime tre occasioni in cui ha affrontato un passaggio del turno deciso ai rigori, considerando tutte le competizioni: Lazio (Coppa Italia 2018/19), Atlético Madrid (Champions League 2023/24) e ora Bologna in Supercoppa.
Accanto a Bisseck, stavolta, non c’era Akanji, ma un Stefan de Vrij sorprendentemente positivo e dotato di quella calma olimpica che è mancata nelle situazioni più calde. L’olandese è stato freddo anche nell’azione che ha portato al rigore decisivo, poco prima della rete finale di Immobile. Il contrasto tra i due è apparso evidente: da una parte la gestione lucida, dall’altra l’ennesima ingenuità.
Per il difensore tedesco, adesso, il compito è uno solo: rialzarsi ancora. Non sarà semplice, considerando il continuo saliscendi di una stagione iniziata con l’errore sul gol dell’Udinese, nella prima delle sette sconfitte complessive. In quell’occasione arretrò senza motivo, facendo l’opposto di quanto suggerisce il manuale del difensore perfetto, e spalancò la strada ad Atta. Da lì, sei panchine consecutive in Serie A e un ruolo sempre più periferico, prima di una lenta riemersione.
Il paradosso è che, giusto prima di volare in Arabia Saudita, era stato proprio Bisseck a segnare il gol decisivo a Genova, riaccendendo fiducia e centralità. Il bene, insomma, sembra stare quasi sempre davanti, raramente dietro. Ma nel calcio ad alto livello, soprattutto per un difensore, sono le mani e le braccia in area a fare la differenza tra riscatto e condanna. Ora più che mai.