Hanno Detto
Balotelli svela: «Prima della finale col Bayern, Mourinho mi aveva provato nel tridente titolare. Poi cambiò idea ma…»

L’ex attaccante dell’Inter, Mario Balotelli, svela un retroscena legato alla finale di Champions League vinta contro il Bayern Monaco
Mario Balotelli torna a parlare e svela un clamoroso retroscena tattico legato alla storica finale di Champions League del 2010. Intervistato da Prime Video, l’ex attaccante dell’Inter ha confessato che José Mourinho, l’architetto del Triplete, aveva provato concretamente nei giorni precedenti alla sfida di Madrid un assetto ultra-offensivo che prevedeva la sua presenza dal primo minuto accanto ai campioni Samuel Eto’o e Diego Milito. Lo “Special One” cambiò idea solo a ridosso del match contro il Bayern Monaco, lasciando l’attaccante deluso e convinto che avrebbe segnato, pur riconoscendo l’importanza della vittoria finale dei nerazzurri.
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Spostando il focus sulla sua esperienza in Inghilterra, Balotelli ha ricordato il traumatico impatto fisico con i ritmi del Manchester City, ammettendo di aver accusato un forte malessere alla prima seduta a causa di un’intensità di lavoro nettamente superiore rispetto a quella a cui era abituato con la Beneamata. Infine, un’analisi lucida sulla sua carriera incompiuta: SuperMario ha spiegato di aver sempre sofferto la mancanza di costanza dopo poche partite positive, rendendo al meglio solo quando si prefissava obiettivi a breve termine e perdendosi invece di fronte a traguardi troppo lontani nel tempo.
LA FINALE DI MADRID TRA INTER E BAYERN MONACO – «Prima della partita, José Mourinho stava provando il tridente con me, Eto’o e Milito. Poi ha cambiato idea pochi giorni prima, ero arrabbiato perché era difficile da accettare. Sono sicuro che avrei fatto gol, ma alla fine va bene così. L’importante è aver vinto»
IL MANCHESTER CITY – «Al City ci siamo allenati forse per un’ora e quindici minuti, un’ora, ma io venivo dall’Inter. Alla prima seduta mi venne da vomitare perché era come se tutti spingessero, corressero senza sosta».
COME MAI NON SONO ESPLOSO DEFINITIVAMENTE? – «Spesso mi capitava di giocare 2-3 partite di fila molto bene. Poi la quarta era come se non fossi in campo. Uguale in allenamento. Allora pensavo: ‘La prossima devo giocare bene’. Oppure mi davo un obiettivo di gol da fare entro la sosta nazionali. Funzionavo meglio così. Quando mi davo obiettivi a lungo termine invece mi perdevo dopo un po’».