Hanno Detto
Balotelli si propone: «Aspetto una chiamata dalla Serie A, il Mondiale è solo un sogno. Ho realizzato negli anni quanto valga la Champions vinta con l’Inter»

L’ex attaccante dell’Inter, Mario Balotelli, si racconta e parla delle proprie ambizioni per il futuro della carriera, e non solo
Mario Balotelli non ha intenzione di appendere gli scarpini al chiodo. Attualmente svincolato e aggregato al Carpenedolo per mantenere la forma, l’ex attaccante della Nazionale ha ribadito al Corriere della Sera la sua ferma volontà di tornare in Serie A. SuperMario si sente ancora pienamente competitivo, sottolineando come il calcio odierno sia più fisico ma con meno qualità tecnica rispetto al passato, fattore che potrebbe favorire il suo rilancio.
Non manca un passaggio nostalgico legato alla sua esperienza con l’Inter. Rievocando il trionfo in Champions League del 2010, Balotelli ha svelato un retroscena tattico: José Mourinho, l’architetto del Triplete, aveva provato durante la settimana un tridente offensivo che lo vedeva titolare accanto a Samuel Eto’o e Diego Milito. Il tecnico portoghese cambiò idea solo a ridosso della finale, ma l’orgoglio per quella coppa vinta con i nerazzurri resta intatto, così come il sogno proibito di giocare un altro Mondiale.
SUL MIO PRERSENTE E FUTURO – «Mi sto allenando con una squadra locale bresciana. Aspetto sempre una chiamata dalla Serie A, per il momento non ci sono, ascolterò club esteri se non ci sarà la possibilità di stare in Italia. Ma mi fermerò solo quando deciderò io di fermarmi, non sarà qualcuno a impormelo. Non vedo molte partite di calcio ma, quando succede, mi rendo conto che il calcio ora è diverso: è più fisico e con meno qualità rispetto a prima, io sento di poter ancora performare. Sicuramente».
MONDIALE? – «Devo essere obiettivo, so che è solo un sogno ma lo sogno sempre e lo sognerei anche a 50 anni, tutti sappiamo cosa significa giocare quell’evento».
LA CHAMPIONS VINTA CON L’INTER – «Ho realizzato negli anni, crescendo, quanto valga la Champions vinta con l’Inter. Quando sei giovane non ci pensi, sei orientato al futuro, invece poi capisci che non è facile: bisogna avere lo spirito giusto anche fuori dal campo per riuscirci. La Coppa del Mondo è la più importante, ma dopo arriva la Champions: è stato un orgoglio alzarla, un’esperienza fantastica, sfortunatamente Mourinho non mi fece giocare la finale anche se durante la settimana aveva preparato il tridente con me, Eto’o e Milito. Non è importante però averla giocata, contava solo vincerla».