2022
Inter Milan, il Derby dei bilanci: le parole di Mondellini

Il direttore di Calcio e Finanza ha parlato della situazione finanziaria dei due club meneghini nella settimana che porta al Derby
Il direttore di Calcio e Finanza Luciano Mondellini ha parlato delle analogie e delle differenze tra Suning ed Elliott in un’intervista rilasciata a Tuttosport. Ecco le sue parole.
«Suning ha comprato l’Inter anni fa, investendo anche più di 800 milioni, è normale che chiedano un miliardo. Ma oggi la società è piena di debiti. Un ulteriore problema arriva con gli interessi, di 25-30 milioni l’anno, il che significa che questi soldi non vengono destinati al calciomercato, tanto per capirci».
SU ELLIOTT – «Elliott è uno dei fondi più importanti a livello mondiale. L’obiettivo è quello di massimizzare il ritorno di un investimento. Sono subentrati a Yong Hong Lee e hanno eseguito subito un’operazione di pulizia: i rossoneri oggi non hanno debiti. La politica è quella di valorizzare i giovani e di non andare oltre con certi ingaggi. Nel medio termine vorranno vendere la società e realizzare una plusvalenza. Più o meno sono già stati investiti circa 800 milioni, da cui ne vanno detratti 130 perché già rimborsati. Ergo: chiederanno almeno un miliardo per la cessione del club».
DIFFERENZE ED ANALOGIE TRA LE DUE GESTIONI – «Entrambe aspettano l’ufficialità dello stadio e sono transeunte. Un conto è vendere uno stabilimento nuovo di pacca, un altro uno che è storico, ma non all’avanguardia. Elliott incasserà praticamente tutti i profitti della vendita del Milan. Suning no: il compratore dell’Inter dovrà sobbarcarsi i debiti della società nerazzurra. È come col mutuo di una casa. Le cessioni potrebbero essere imminenti dopo l’ok per lo stadio, ma potrebbero anche decidere di aspettare i proventi del nuovo impianto. Elliott ha una razionalità economica che punta al profitto dell’investimento. Per Suning è un discorso diverso. Se il governo cinese chiudesse ulteriormente i boccaporti, la situazione non sarebbe bellissima. Ma credo che non farebbero mai morire l’Inter. Il blasone dei nerazzurri è una valvola di sicurezza, non potrebbero mai fare la fine dello Jiangsu anche solo per il ritorno d’immagine pessimo che ne scaturirebbe».