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Chivu Inter, il paradosso dei numeri: tanti gol, ma non abbastanza per chiudere le partite

Chivu Inter e big match sotto la lente: i dati spiegano perché i nerazzurri faticano a battere il Bologna e a vincere gli scontri diretti
Inter Chivu al centro di un’analisi che va oltre il risultato. I numeri, spesso impietosi, aiutano a capire perché i nerazzurri non siano riusciti a superare il Bologna in Supercoppa e perché continuino a soffrire nei big match. È il paradosso evidenziato da Tuttosport: la squadra con il miglior attacco del campionato rischia di pagare proprio l’inefficienza offensiva nei momenti decisivi.
«Può il miglior attacco della Serie A – in senso di squadra e non di solo reparto offensivo – essere un problema? La risposta è sì», scrive il quotidiano torinese. Un concetto che accompagna l’Inter anche rispetto alla scorsa stagione, quando la gestione era affidata a Simone Inzaghi: tanta produzione, ma un rapporto occasioni-gol non sempre all’altezza.
La squadra di Cristian Chivu, allenatore dei nerazzurri ed ex difensore simbolo del Triplete, crea molto ma concretizza meno di quanto dovrebbe. «È una macchina da gol che però non segna abbastanza per quanto crea e conclude», osserva Tuttosport. Il caso di Riad è emblematico: dopo un primo tempo equilibrato (1-1), nella ripresa l’Inter ha dominato—9 conclusioni, 4 nello specchio e due occasioni limpide di testa per Alessandro Bastoni e Stefan de Vrij—senza trovare il 2-1 che avrebbe probabilmente indirizzato la gara.
Un difetto strutturale, «uno della lista», che Chivu non è ancora riuscito a estirpare dal DNA della squadra. La conseguenza è che le partite restano aperte più del necessario, aumentando il rischio nei finali.
Le cifre rafforzano la tesi: l’Inter ha 258 tiri complessivi (prima in Serie A), ma solo 84 nello specchio, con 8 legni colpiti. In pratica, un tiro su tre centra la porta—poco per il volume creato. «Questo si riflette spesso nei finali», sottolinea il quotidiano, quando l’Inter arriva con un solo gol di margine o in parità e finisce per rischiare il risultato.
Gli esempi non mancano in Champions League: contro l’Atletico Madrid, ko 2-1 al 92’ dopo 17 tiri (di cui 6 nello specchio, più degli spagnoli); contro il Liverpool, il rigore decisivo è arrivato al 88’. In campionato, il ribaltone del 13 settembre a Torino contro la Juventus—dal 2-3 al 4-3 tra il 38’ e il 46’—resta un altro campanello d’allarme.
La diagnosi di Tuttosport è netta: l’Inter crea tantissimo, ma finché non migliorerà la conversione delle occasioni e la gestione dei finali, continuerà a esporsi nei big match. È qui che passa la crescita della squadra di Chivu.