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Inter tutt’altro che infallibile ai rigori, una maledizione infinita quella dagli 11 metri: il peso delle scelte di Chivu e non solo

Inter tutt’altro che infallibile ai rigori, una maledizione infinita quella dagli 11 metri: il peso delle scelte di Chivu e non solo. L’analisi
La drammatica notte di Riad ha aggiunto un capitolo oscuro alla storia dell’Inter nel rapporto con i tiri dal dischetto. L’eliminazione dalla Supercoppa Italiana per mano del Bologna non è solo frutto della casualità, ma – come analizza La Gazzetta dello Sport – l’apice di una “maledizione” tecnica e mentale che affligge la squadra. I tre errori consecutivi di Alessandro Bastoni, Nicolò Barella e del giovane attaccante Ange-Yoan Bonny, definiti “sballati e sciatti”, si sommano all’ennesima ingenuità di Yann Bisseck. Il possente difensore tedesco, recidivo dopo gli episodi della scorsa stagione contro Genoa e Lazio, ha completato un “triplete al contrario” di falli di mano decisivi che sono costati trofei e punti scudetto alla Beneamata.
Sotto accusa è finita anche la gestione strategica del tecnico Cristian Chivu. Molti tifosi e addetti ai lavori si sono chiesti perché non siano entrati specialisti assoluti come Hakan Calhanoglu o il giovane bomber Francesco Pio Esposito (che si scaldava a bordo campo) proprio in vista della lotteria finale. L’allenatore rumeno ha seguito il suo codice etico e tecnico: evitare ingressi a freddo in momenti di massima tensione nervosa. Per il regista turco c’era anche il rischio fisico legato a un recente fastidio all’adduttore, mentre per il talento della Primavera si voleva evitare l’esposizione al “pubblico ludibrio” in caso di errore fatale. A complicare i piani ci ha pensato anche la sfortuna, con l’uscita anticipata del tiratore designato Piotr Zielinski per crampi improvvisi.
La “Rosea” ricorda però che la ferita è antica e profonda. La storia dei nerazzurri è costellata di errori celebri: dai due rigori falliti da Evaristo Beccalossi nel 1982 a quello di Alvaro Recoba che costò la panchina a Lippi, fino alle lacrime della finale UEFA 1997 sotto la gestione di Roy Hodgson. Il presente non è da meno: brucia ancora il tiro alle stelle del capitano Lautaro Martinez contro l’Atletico Madrid in Champions, o gli errori recenti dello stesso “infallibile” Calhanoglu nei big match contro Napoli e Milan. Curiosamente, la soluzione psicologica potrebbe averla in casa proprio Chivu: nel 2011, in un quarto di Coppa Italia a Napoli, fu proprio l’ex difensore a calciare e segnare il rigore decisivo. Una freddezza che ora dovrà trasmettere ai suoi uomini.