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Chivu Inter, il tecnico difende i suoi uomini dopo Riad: «I rigori sono una lotteria, conta il coraggio»

Chivu Inter, eliminazione amara in Supercoppa contro il Bologna: gestione del gruppo, occasioni sprecate e la delusione di Mkhitaryan
L’eliminazione dell’Inter nella semifinale di Supercoppa a Riad contro il Bologna lascia scorie evidenti. Una sconfitta ai rigori che fa male, soprattutto per come è maturata, ma Cristian Chivu sceglie la linea della responsabilità e della protezione del gruppo, difendendo apertamente i suoi giocatori nel post partita.
Il tecnico rumeno non cerca alibi: «I calci di rigore sono una lotteria. A me basta la personalità, il coraggio di alzare il braccio e dire “vado io a tirare”. È una cosa che non si può allenare durante la settimana». Chivu sottolinea la prestazione della squadra, soprattutto nella ripresa: «Hanno giocato una grande gara, nel secondo tempo abbiamo preso il dominio del campo e messo il Bologna in difficoltà. Ma il calcio è così: se non segni, se non trasformi le occasioni, arrivi ai rigori».
L’allenatore nerazzurro spiega anche le difficoltà iniziali dopo il gol del vantaggio: «Subito dopo l’1-0 abbiamo fatto fatica a trovare le uscite pulite e la profondità. Poi siamo cresciuti, ma non siamo riusciti a chiuderla». Nessuna polemica, invece, sull’arbitraggio: «Non parlo degli arbitri, c’è il Var. Io penso a quello che dobbiamo imparare e migliorare. Si va avanti a testa alta».
Uno dei temi più discussi riguarda le scelte di formazione, a partire dalla panchina iniziale di Lautaro Martínez e dalle esclusioni di Hakan Çalhanoglu e Manuel Akanji. Chivu chiarisce: «Non penso alla finale, penso alla gestione del gruppo. Lautaro era all’ottava partita in venti giorni, aveva bisogno di riposo. Ci aspetta un gennaio intensissimo, con tante partite fondamentali. Non possiamo permetterci di perdere giocatori per strada». Un concetto ribadito più volte: «Ho 25 giocatori, tutti meritano fiducia e spazio. La stagione sarà lunga e ci sarà bisogno di tutti».
Anche la scelta di non inserire rigoristi “a freddo” viene spiegata nel dettaglio: «Pio Esposito mi aveva dato disponibilità, ma non volevo mandare un ragazzo a calciare un rigore senza essere entrato in partita. Calhanoglu rientrava da un infortunio all’adduttore: devo tutelare la salute dei miei giocatori. Da fuori è facile parlare, io devo proteggerli».
Accanto alla voce dell’allenatore, arriva quella di Henrikh Mkhitaryan, che non nasconde l’amarezza: «È una grande delusione, fa male. Dovevamo chiuderla prima. Ai rigori è un altro discorso, ma il problema è che creiamo tanto e non finalizziamo». L’armeno insiste sul punto: «Non credo manchi il cinismo, lavoriamo tanto anche in allenamento. Però dobbiamo migliorare su come chiudere le partite».
Mkhitaryan rifiuta alibi e guarda avanti: «Siamo di nuovo vicini a un trofeo senza vincerlo, ma questo è il calcio. Non si gioca undici contro zero. Non ci sono scuse: abbassiamo la testa e lavoriamo, anche pensando all’anno prossimo. Sappiamo cosa dobbiamo fare per raggiungere i nostri obiettivi».
L’Inter esce da Riad con rammarico e consapevolezze. La prestazione, soprattutto nel secondo tempo, c’è stata. Il risultato no. E ora, come ribadito da allenatore e leader dello spogliatoio, la risposta dovrà arrivare dal lavoro quotidiano e dalla gestione di una stagione che entra nella sua fase più intensa.