Bastoni Inter, l'analisi: «il difensore moderno deve creare»
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Bastoni Inter, «il difensore moderno deve creare»: l’analisi del nerazzurro sul suo ruolo e sulla crescita con Chivu

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Bastoni Inter, il centrale racconta l’evoluzione tecnica, il rapporto con Chivu, la leadership nello spogliatoio e la nuova identità del difensore moderno

In una lunga intervista concessa al canale YouTube di Rivista Undici (fonte), Alessandro Bastoni, difensore classe 1999 della Nazionale e colonna dei nerazzurri, ha raccontato l’evoluzione del suo ruolo, il suo percorso all’Atalanta, la crescita all’Inter e il rapporto con Cristian Chivu, tecnico rumeno che oggi guida la squadra.

Il centrale ha spiegato come la visione del difensore “solo difensore” sia superata: oggi serve altro, serve qualità. «È chiaro che nell’immaginazione collettiva il difensore è quello che difende e basta, ma non è il mio caso perché mi piace fare tanto altro», ha dichiarato il numero 95, rimarcando la sua attitudine ad impostare e leggere il gioco.

Ricordando gli anni alla Atalanta, Bastoni ha citato l’esempio di Toloi e l’influenza di un dirigente come Favini: elementi che l’hanno spinto verso una naturale evoluzione. Il vero salto di qualità, però, è arrivato con Antonio Conte, poi consolidato con Simone Inzaghi, che ne hanno sviluppato il talento di braccetto fluidificante.

«La dote che mi differenzia è la qualità con la palla e la scelta giusta», ha spiegato il difensore, consapevole di essere diventato un modello per tanti giovani colleghi. Bastoni ha inoltre indicato Gvardiol e Calafiori come interpreti europei del suo stesso stile, confermando come il difensore moderno debba “creare” oltre che chiudere.

Oggi, a 26 anni, Bastoni è un riferimento assoluto all’interno del gruppo: «Quando sono arrivato a 20 anni era un sogno solo indossare i pantaloncini dell’allenamento. Oggi devo essere io quello che trasmette cosa significa l’Inter», ha spiegato.

Molto spazio anche al rapporto con il nuovo tecnico Cristian Chivu, allenatore classe 1980, ex bandiera interista: «Ha avuto l’approccio giusto, ci trasmette tutto nella maniera migliore. È una persona valida e noi ci troviamo molto bene con lui», ha detto Bastoni, confermando la sintonia tra staff e giocatori.

Tra i leader dello spogliatoio, oltre a lui, cita Lautaro Martinez, capitano e attaccante argentino, e Nicolò Barella, centrocampista sardo dalla forte personalità: figure che formano l’asse centrale dell’identità nerazzurra.

Un passaggio importante riguarda anche Pio Esposito, attaccante classe 2005: «È un ragazzo strepitoso, va lasciato tranquillo: nonostante i 20 anni è già molto maturo».

Sul fronte Nazionale, Bastoni ha riconosciuto il ruolo di Gattuso, allenatore azzurro, come guida diretta e concreta: più identità e appartenenza che schemi.

Ha citato anche i modelli che lo hanno ispirato, tra cui Sergio Ramos, uno dei difensori più completi dell’ultimo ventennio: «Da lui ho preso stile e tecnica», precisa con ironia.

L’avversario più difficile? «Yamal, al 118’ l’ho tirato giù di forza», ma sempre nel rispetto del gioco.

Tra una riflessione sul mondo NBA, il valore della sconfitta e l’importanza dell’equilibrio, Bastoni chiude con spontanea sincerità: la famiglia, la leggerezza e la capacità di restare sempre pronto sono i suoi veri segreti.

Un ritratto completo che conferma ancora una volta il motivo per cui Bastoni è considerato uno dei difensori più moderni d’Europa: qualità, visione, leadership e identità nerazzurra.

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