Zanetti elogia quel suo ex compagno: «Abbiamo visto cose...»
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Zanetti elogia quel suo ex compagno: «Abbiamo visto cose assurde in allenamento, persino Maldini e Costacurta…»

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Zanetti elogia quel suo ex compagno: «Abbiamo visto cose assurde in allenamento, persino Maldini e Costacurta…». Parla la bandiera dell’Inter

Javier Zanetti, storico capitano e attuale vice presidente della Beneamata, ha rilasciato un’intervista al canale YouTube di FantaLab per il podcast ‘Calcio Franco’ concentrandosi sulla figura di Ronaldo. Zanetti ha ribadito che per lui esiste un solo “Fenomeno”, ricordando il suo arrivo a Milano dal Barcellona. Fin dal primo allenamento, il fuoriclasse brasiliano ha stupito compagni e avversari con potenza e rapidità uniche, confermandosi un ragazzo solare e positivo anche fuori dal campo.

Il ricordo si è poi fatto cupo rievocando il drammatico infortunio subito dall’attaccante contro la Lazio nella finale d’andata di Coppa Italia. L’ex numero 4 dei nerazzurri ha descritto il silenzio irreale e assordante calato sullo stadio in quel momento, sottolineando come, dopo aver percepito la gravità dell’accaduto e visto la disperazione di Diego Simeone, a nessuno importasse più del risultato della partita.

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SU RONALDO – «Sapete tutti come lo chiamavano Ronaldo: il Fenomeno. Il Fenomeno è uno solo, era lui. Arriva all’Inter in un momento troppo importante della sua carriera, dal Barcellona. Si vedeva già il fenomeno che era. Tutti dicevano: ‘vediamo se fa bene anche in Italia’. Dal primo allenamento abbiamo capito: faceva ancora molto di più. Le cose che abbiamo visto noi in allenamento… con una rapidità, una potenza, poi davanti al portiere faceva gol in tutti i modi. Un ragazzo molto positivo, semplice, sempre sorridente, eccezionale anche fuori dal campo. Tutti i giorni ti sorprendeva, ogni giorno faceva qualcosa di nuovo. Anche Maldini e Costacurta ne parlano bene, noi sapevamo che se gli davamo la palla qualcosa succedeva».

IL SUO INFORTUNIO CONTRO LA LAZIO – «Non ho mai sentito uno stadio in silenzio come in quel momento lì, era la finale d’andata di Coppa Italia. Quando cade lui ero dietro io e sento tutto il rumore. Il Cholo si mette le mani in testa, si è capito la gravità e tutto lo stadio era in silenzio. A nessuno dopo l’infortunio importava più della partita, nessuno. Sono rimasti tutti in silenzio».

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