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Chivu Inter, si punta ancora sui senatori: per i giovani ci sarà tempo e spunta l’insegnamento di Mourinho

Chivu Inter, le prime indicazioni dopo la vittoria dei nerazzurri in Champions League contro l’Ajax. Tutti i dettagli in merito
Cristian Chivu, al timone dell’Inter post-Inzaghi, ha scelto una strada chiara: quella della continuità. E non potrebbe essere altrimenti per un tecnico giovane, cresciuto nel mondo nerazzurro, che ha saputo interpretare le esigenze immediate con lucidità e pragmatismo. La vittoria sull’Ajax in Champions League — la prima europea della sua carriera da allenatore — è stata anche una dichiarazione d’intenti. Come racconta La Repubblica, a fine gara Chivu ha risposto con un sorriso e una battuta: «Io non sono scemo». Un riferimento diretto, quasi ironico, alla celebre frase di José Mourinho: «Io non sono un pirla». Il paragone con il maestro è inevitabile, ma Chivu ha già iniziato a tracciare un proprio percorso, fatto di pragmatismo e scelte misurate.
Ad Amsterdam, l’undici titolare era quasi identico a quello dell’Inter di Inzaghi, con rare eccezioni dovute più a esigenze fisiche che a scelte tattiche. Pavard era assente, rimpiazzato da Akanji, mentre Acerbi ha lasciato il posto a De Vrij. Lautaro, afflitto da un mal di schiena, ha lasciato spazio al giovane Pio Esposito, altrimenti difficilmente sarebbe partito dal primo minuto. Nessun rivoluzionario cambio modulo, nessuna improvvisazione: Chivu ha abbracciato il 3-5-2 come base solida da cui partire, pur avendo sperimentato soluzioni diverse al Mondiale per Club, quando i riflettori erano meno accesi.
Ecco la chiave del nuovo corso nerazzurro: stabilità e affidabilità, in un momento in cui i punti non si possono sprecare. La media età della formazione titolare contro la Juventus era di 30 anni e cinque mesi, un dato che evidenzia la centralità dei “senatori” anche sotto la nuova gestione. I nuovi acquisti under 23 — Bonny, Sucic, Diouf, Luis Henrique — sono per ora più alternative che protagonisti, usati con il contagocce. Persino ad Amsterdam, Sucic e Bonny sono entrati solo all’87’.
Chivu sa cosa rischia e non vuole forzare i tempi della transizione. Il confronto silenzioso con altre scelte dirigenziali — come quella di Marotta che avrebbe voluto in panchina Cesc Fabregas, oggi al Como con un approccio molto più giovane — resta aperto. Ma anche il presidente conosce il valore dell’equilibrio. Il calendario, da qui alla sosta, offre margine per qualche rotazione (Sassuolo, Slavia Praga, Cagliari, Cremonese), e Chivu è consapevole che presto dovrà dare più spazio ai giovani.
Ma è chiaro che, contro Roma e Napoli, il tecnico romeno tornerà a puntare sul suo blocco storico. Una versione riveduta (ma poco) e corretta (quasi niente) dell’Inter che Inzaghi ha portato a due finali europee. Perché nel calcio moderno, la rivoluzione passa anche per la pazienza. E Chivu lo sa